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I profughi diventano agricoltori

Apprezzamento per l’esperienza della cooperativa Populus

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TEOLO. Un valido esempio di integrazione che ha coinvolto una decina di richiedenti asilo ospitati da circa un anno in una abitazione di via Marconi a Teolo Alto, quello portato avanti dalla cooperativa sociale Populus di Padova in collaborazione con l’azienda agricola “Cuore di Terra”. In un terreno di circa un ettaro poco distante dall’abbazia di Praglia, di proprietà delle suore Dimesse, i ragazzi che arrivano dall’Africa sub sahariana hanno coltivato cavoli, verze, broccoli, finocchi e spinaci. Ortaggi biologici venduti in azienda e che sono finiti sulle tavole di molti padovani amanti dell’alimentazione genuina. L’esperienza di Praglia è piaciuta anche al sindaco di Teolo Moreno Valdisolo, da sempre scettico sui progetti di accoglienza pensati per i profughi dal governo italiano. «Nel nostro territorio comunale sono ospitati circa 30 richiedenti asilo gestiti da tre cooperativa sociali diverse», spiega Valdisolo «Alcuni sono arrivati circa 3 anni fa. Il progetto di collaborazione tra Populus e Cuore di Terra è un esempio che anche le altre cooperative dovrebbero seguire. Anche per evitare, come sta succedendo nel nostro comune per i due terzi degli ospiti, che questi migranti girino tutto il giorno per il paese senza fare nulla».

«A Praglia i ragazzi hanno imparato a tagliare la legna, preparare la terra per la messa a dimora delle piantine da orto e anche come allestire un’esposizione per la vendita al pubblico dei prodotti» spiega Pieroberto Barbiero di Populus «I primi ad essere soddisfati sono i richiedenti asilo che si sono resi utili e si sono resi conto da dove proviene il cibo che mangiano». Lauro Quagliato, responsabile dell’azienda agricola Cuore di Terra, una realtà con notifica di coltivazione biologica, ha le idee chiare sul concetto di integrazione: «Siamo partiti recuperando questo terreno che era incolto e intendiamo andare avanti fino ad arrivare ad aprire una scuola di formazione agricola che crei delle opportunità di lavoro per questi richiedenti asilo, una volta usciti dal sistema di protezione. È evidente che da soli, nonostante la buona volontà, abbiamo difficoltà a realizzare questo progetto».

Gianni Biasetto

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