Truffato online e accusato di falso
Compra Samsung fasulli: processato come contrabbandiere e assolto dopo 4 anni
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GRANTORTO. Compera cinque cellulari in Internet in assoluta buona fede e finisce a processo per “introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi”. La disavventura che ha dell’incredibile è capitata a Denis Stivanin, 43 anni residente a Grantorto che ieri è stato assolto con formula piena perché il fatto non costituisce reato. Ma per arrivare all’assoluzione il suo legale, l’avvocato Alberto Berardi che lo difendeva assieme al collega Fabio Pinelli, ha dovuto richiedere che i telefonini Samsung venissero portati in aula per far constatare a pm e giudice che erano assolutamente identici agli originali e solo la casa madre si sarebbe accorta che erano una copia. E che comunque Stivanin li aveva comperati in assoluta buona fede. Ecco i fatti. L’imputato compera on line sul sito Aliexpress cinque telefonini Samsung S4 verso la fine del 2013 a una cifra di circa 230 euro l’uno. Un importo conveniente, ma non sono proprio regalati.
Da quanto emerso, tre sono per la sua famiglia - lui, la moglie, il figlio - gli altri li compera per due amici, per fare loro un piacere. Tutto fila liscio, lui va pure in un negozio di telefonia per cambiare il formato della sim e nessuno si accorge di nulla. Iniziano i problemi quando un amico di Stivanin, di professione carabiniere, ha problemi con il cellulare e lo porta a un centro di assistenza Samsung (dov’è ipotizzabile vada in buona fede, viene da credere, convinto che l’acquisto, seppur non fatto da lui, sia avvenuto in modo regolare, per quanto su un sito on line). Qui si accorgono che quel cellulare sarebbe un falso Samsung e parte la denuncia. In aula è emerso che era impossibile sapere che quei cellulari erano dei falsi e che, comunque, l’acquisto era stato fatto davvero in buona fede. L’indagine era stata condotta dall’allora pubblico ministero Vartan Giacomelli.
Da quanto emerso, tre sono per la sua famiglia - lui, la moglie, il figlio - gli altri li compera per due amici, per fare loro un piacere. Tutto fila liscio, lui va pure in un negozio di telefonia per cambiare il formato della sim e nessuno si accorge di nulla. Iniziano i problemi quando un amico di Stivanin, di professione carabiniere, ha problemi con il cellulare e lo porta a un centro di assistenza Samsung (dov’è ipotizzabile vada in buona fede, viene da credere, convinto che l’acquisto, seppur non fatto da lui, sia avvenuto in modo regolare, per quanto su un sito on line). Qui si accorgono che quel cellulare sarebbe un falso Samsung e parte la denuncia. In aula è emerso che era impossibile sapere che quei cellulari erano dei falsi e che, comunque, l’acquisto era stato fatto davvero in buona fede. L’indagine era stata condotta dall’allora pubblico ministero Vartan Giacomelli.
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