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Tenta di sgozzare i tre commensali

Tragedia sfiorata nella comunità di Brenta d’Abbà: l’aggressore, accusato di tentato omicidio, è piantonato in Psichiatria

di Cristina Genesin
1 minuto di lettura
CORREZZOLA. Poteva finire in tragedia la lite esplosa il giorno della befana fra alcuni ospiti della comunità di pazienti con problemi psichici situata a Brenta d’Abbà. Una tragedia mortale sfiorata: è piantonato nel reparto di Psichiatria dell’ospedale Sant’Antonio di Padova Dario Favero, 31enne residente nel capoluogo ma da tempo ricoverato nella struttura protetta. È accusato di tentato omicidio e di lesioni gravi nei confronti di altri tre ricoverati nella comunità, uno dei quali ridotto in fin di vita e quasi sgozzato: una ferita alla giugulare inferta con un moto di rabbia improvvisa per un banale diverbio a un ospite, poi l’aggressione ad altri due, fortunatamente colpiti in maniera più superficiale.

È l’ora di pranzo del 6 gennaio quando le otto persone che vivono nella comunità stanno intorno al tavolo per mangiare un piatto di pasta. È sufficiente una banale discussione sul sale per accendere la miccia. Favero – alle spalle un proscioglimento dall’accusa di aver aggredito la madre per incapacità di intendere e di volere, e il conseguente ricovero nella struttura – non trattiene la rabbia. Una rabbia che esplode senza limiti. Così afferra un coltello senza dare il tempo di intervenire al personale in servizio. E si avventa su uno dei commensali, ferendolo sul collo all’altezza della giugulare. Poi piomba addosso ad altri due ospiti seduti vicini, provocando un taglio sul collo all’uno e sul viso (vicino al naso) all’altro, ferite lievi e curate al Pronto soccorso. Gesti repentini e sferrati con tanta violenza da staccare dal manico la lama del coltello. Solo dopo quella tripla aggressione Favero è bloccato in attesa dell’arrivo dell’ambulanza e dei carabinieri, che lo arrestano e lo trasferiscono in Psichiatria dove si trova tuttora piantonato dalle forze dell’ordine in attesa di un’altra destinazione: non è facile trovare un posto per un malato psichico nel suo stato. Dario Favero – nonostante il proscioglimento per aver picchiato la mamma nel 2011 in seguito al riconoscimento di un vizio totale di mente – era stato rinchiuso nella comunità della frazione di Correzzola in quanto giudicato socialmente pericoloso. Ogni anno uno specialista, com’è d’obbligo, esegue una valutazione delle sue condizioni cliniche. E, fino ad oggi, il giudizio sulla sua pericolosità non è mai venuto meno. Tuttavia nulla aveva fatto temere il peggio, almeno fino al 6 gennaio: nessuno avrebbe mai immaginato una simile esplosione di violenza .

L’inchiesta è nelle mani del pubblico ministero padovano Sergio Dini che ha deciso di contestare a Favero il tentato omicidio, oltre alle lesioni volontarie gravi. E di far scattare la misura cautelare.



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