Giulia è in Africa da luglio, da quando il precedente capoprogetto è stato assegnato altrove. «Io conoscevo già la realtà» spiega «perché fino avevo sempre seguito il progetto come desk dall’Italia e come esperta di monitoraggio, cioè avevo fatto delle missioni di verifica dell’andamento delle attività in loco, e mi è stato chiesto di prendere il suo posto fino al termine del progetto, ovvero gennaio». Giulia lavora nell’ong Aes-Ccc da 4 anni, dopo una laurea in Diritti umani all’università di Padova. «Da sempre ho avuto il pallino dell’Africa» racconta «insomma, la tipica frase della mamma “Non avanzare cibo perché ci sono bambini in altre parti del mondo che non hanno da mangiare” mi ha sempre colpito molto, quindi sono venuta a vedere se potevo fare qualcosa per cambiare le cose». Come caposcout e come socia dell’associazione Colibrì di Monselice, Giulia Polato crede nello spirito di mettersi al servizio dell’altro e di crescere insieme come fratelli. Nelle due macro aree principali del progetto, Garango e Zabrè, sono state potenziate unioni di donne, avviati fondi di rotazione per attività generatrici di reddito, attività di produzione di miele, di mango e di misola (una farina arricchita per le pappe dei bambini), orti comunitari e sensibilizzazioni sulla corretta nutrizione della donna incinta e del neonato. (c. b.)
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