Valvole killer, conto da centomila euro alla vedova
La signora Sambin deve restituire l’anticipo del risarcimento all’Azienda ospedaliera: «Ingiustizia subita e ho perso tutto»
di Cristina Genesin
PADOVA. Una busta raccomandata arrivata all’ora di pranzo con il logo dell’Agenzia delle Entrate. All’interno, il temuto conto da pagare: 100.319,35 euro. Saldo previsto entro 60 giorni dalla notifica della cartella esattoriale: in caso di ritardo, saranno addebitati gli interessi di mora.
Dopo il danno, la beffa. Non è bastato perdere un marito e un padre perché nel petto gli è stata impiantata una protesi cardiaca difettosa, una delle note valvole killer prodotte dalla Tri Technologies, l’azienda brasiliana di Belo Horizonte svanita come neve al sole di fronte ai primi morti. E all’alba di quello che è stato considerato uno dei maggiori (e impuniti) scandali della sanità italiana.
Valvole killer, la vedova di una vittima: "Mi chiedono 100 mila euro, sono rovinata"
Non sono bastati 15 anni di traversie tra rabbia e dolore. Per conto dell’Azienda ospedaliera di Padova - la struttura sanitaria che aveva acquistato con trattativa privata e poi utilizzato una trentina di quelle protesi a rischio rifiutate da altri ospedali veneti - l’Agenzia delle Entrate reclama la restituzione dell’anticipo sul risarcimento versato alla signora Margherita Sambin, vedova di Antonio Benvegnù, la prima vittima ufficiale delle valvole killer.
Signora Sambin, l’Azienda ospedaliera le ha spedito il conto.
«Quando il postino mi ha consegnato la busta, stavo mangiando. E mi si è bloccato lo stomaco. Me l’aspettavo, visto com’è finito il processo penale. Ma non pensavo che l’Azienda si sarebbe rivolta all’Agenzia delle Entrate, rifiutando qualunque dialogo. In base alla cartella esattoriale devo pagare 100 mila euro entro 60 giorni. Ma io vivo di una pensione di reversibilità di mille e 10 euro al mese. E arrotondo con piccoli lavori di ricamo o facendo la baby sitter. Ho una Clio da 16 anni, malandata come il frigorifero di casa. Con questa tegola in testa, non potrò neanche fare un finanziamento per comprarmi un elettrodomestico a rate. Non trovo giusto essere stata messa in croce a 69 anni. È assurdo. Disumano».
Come ha speso i soldi del risarcimento?
«Mia figlia e io abbiamo finito di pagare le rate del mutuo dell’appartamento in cui abito in una zona Peep a Mandriola di Albignasego (terzo piano senza ascensore, ndr). Abbiamo pagato i suoi studi all’università. E metà dei soldi, oltre 100 mila euro, sono andati nelle spese legali affrontate per avere giustizia. Mia figlia vive con il compagno in affitto e ha una vecchia bici. Nessun lusso a casa nostra».
Che cosa farà?
«Non lo so. Se non pago, mi sarà pignorata la casa. Non ho altro, nessun conto in banca. E dove andrò? Mio marito è stato ucciso da una valvola cardiaca difettosa: era stato dimesso da tre giorni. Si è seduto sul divano ed è morto come se, all’improvviso, fosse stato spento un interruttore. Oggi, dopo quel lutto, rischio di perdere tutto, senza colpa. E soffro anche di epilessia. Sa qual è la cosa più terribile?»
Quale?
«Il fatto che l’Azienda ospedaliera non ha svolto alcun controllo su quello che, all’epoca, veniva combinato. Per l’accusa di corruzione non c’è stata assoluzione: il reato è andato in prescrizione. Qualcuno ha pagato mazzette per far comprare all’ospedale di Padova quelle protesi insicure. Protesi rifiutate da altri cardiochirurghi, come loro stessi hanno testimoniato durante il processo. Eppure l’ospedale non è stata riconosciuto responsabile di nulla. E, allora, forse mio marito è morto perché si è dimenticato di respirare?»
I produttori delle protesi sono stati condannati ma sono in Brasile...
«Sono spariti appena cominciati i guai. La fabbrica è stata smantellata con i primi morti. E dove andiamo a riscuotere i soldi in Brasile?».
Vuole fare un appello?
«Mi rivolgo al Governatore del Veneto, Luca Zaia, e al Ministro della Salute Lorenzin: come è possibile perdere tutto senza colpa? Anzi, dopo aver subito un’ingiustizia? Ma forse ho una colpa: volevo sapere la verità. Volevo sapere perché è morto mio marito».
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