Acqua senza Pfas a Montagnana con la nuova condotta dall’Adige
Veleni della Miteni, la Regione ha dato il via libera al primo stralcio dei lavori del serbatoio e della rete di distribuzione
di Davide Permunian
MONTAGNANA. C’è una novità importante sul fronte dell’emergenza Pfas nel montagnanese. L’altro giorno, nel corso di un vertice tenutosi in Comune ad Arzignano, dalla Regione è giunto il via libera alla richiesta presentata da Cvs (Centro Veneto Servizi spa) di autorizzare da subito il primo stralcio funzionale dell’opera prevista per sostituire le attuali fonti di approvvigionamento idrico.
Il progetto definitivo prevede di sfruttare gli esuberi di produzione notturna della fonte di Camazzole a Carmignano di Brenta per creare un serbatoio nella zona di Montagnana, in grado di fornire durante il giorno al territorio acqua priva di Pfas.
Questo tipo di intervento richiede un investimento di 15 milioni di euro e comprende l’estensione della condotta che al momento si ferma a Ponso.
Con l’attuazione del primo stralcio, invece, in questa fase iniziale a Montagnana arriverà l’acqua del fiume Adige - del tutto priva di Pfas - e in particolare dalla centrale di potabilizzazione di Piacenza d’Adige tramite un nuovo collegamento da Casale di Scodosia e un nuovo serbatoio nella città murata.
La soluzione, spiegano da Cvs, presenta molteplici vantaggi: ha un costo contenuto e si può mettere in cantiere da subito; avrà tempi di realizzazione relativamente veloci; sarà “riutilizzabile” anche in futuro.
Si andrebbero quindi a realizzare, per il momento, due parti del progetto complessivo: il primo dei due moduli da 5.000 metri cubi previsti per il nuovo serbatoio strategico di Montagnana con annessa centrale di pompaggio, e il tratto di collegamento del nuovo serbatoio con la centrale di Montagnana-centro e la relativa rete di distribuzione, mediante la posa di 4,5 chilometri di nuova tubazione in ghisa sferoidale.
Di aggiuntivo ci sarebbero solo 3,6 chilometri di condotta, sempre in ghisa sferoidale, dal centro di Casale di Scodosia fino al sito che ospiterà il nuovo serbatoio di Montagnana.
Un’integrazione che comporta una spesa non eccessiva e che, inoltre, contribuisce ad aumentare la sicurezza globale del sistema.
Una volta completato l’intero schema, infatti, sarà possibile sfruttare questo tratto di condotta per alimentare “in controcorrente” anche i Comuni a sud di Montagnana, che ad oggi attingono dall’Adige, con la fonte di Camazzole, offrendo così acqua pedemontana di ottima qualità a un territorio ancora più ampio.
«È una grande opportunità poter anticipare un primo stralcio funzionale dell’opera complessiva, già di per sé risolutivo per distribuire acqua non contaminata a tutto il montagnanese», sottolinea il presidente di Cvs, Piergiorgio Cortelazzo «I lavori di potenziamento della centrale di Piacenza d'Adige sono già stati avviati. Assieme alla Regione, a Veneto Acque e al nostro Consiglio di Bacino stiamo accelerando tutte le procedure per avviare e completare al più presto l'opera».
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