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Si offriva sul web come colf per rubare i gioielli dalle case

Indagata una quarantasettenne padovana accusata di furti in due abitazioni. Rispondeva agli annunci su internet ma le pulizie erano solo una scusa

di Elena Livieri
1 minuto di lettura

PADOVA. Si offriva come colf o badante usando internet come vetrina: ma una volta in prova, appena rimaneva sola nelle case che le venivano affidate per le pulizie, ne approfittava per ripulirle, non dalla polvere come “da contratto”, bensì di gioielli e soldi. Due i casi accertati, una decina quelli in fase di verifica da parte dei carabinieri coordinati nelle indagini dal pubblico ministero Sergio Dini. La sedicente colf, una donna di 47 anni residente in città, avrebbe colpito non solo a Padova e Rubano - i due casi accertati - ma anche nelle province di Verona, Bologna e Mantova. Tant’è che la Procura padovana ha chiesto a quelle delle altre città se esistano già procedimenti avviati a carico della stessa quarantasettenne.

Il copione messo in atto dalla finta colf si è replicato a Padova e Rubano con le medesime modalità. In entrambi i casi, il primo risale all’agosto e il secondo al settembre del 2016, è stata lei a proporsi come donna delle pulizie rispondendo a due annunci pubblicati su un sito internet da parte di persone che cercavano chi potesse offrire il suo servizio per sbrigare le faccende domestiche. La prima volta, il giorno di prova, si comportava bene, eseguiva quanto le veniva richiesto e si mostrava affidabile e disponibile.

La seconda volta, già conquistata la fiducia dei padroni di casa, non faticava a convincerli di lasciarla da sola. E appena quelli si chiudevano la porta alle spalle, lei si precipitava a ripulire cassetti e portagioie. I due colpi messi a segno le hanno fruttato gioielli - fra cui collane, bracciali, anelli e orologi - e soldi in contanti per un valore di oltre diecimila euro. Riempito il sacco della refurtiva la sedicente colf infilava la porta e spariva. E quando i padroni di casa tornavano, restava loro la brutta sorpresa.

Le indagini svolte finora hanno dimostrato, grazie alle verifiche sui tabulati telefonici e alla localizzazione dei telefoni in uso alla donna e al marito, che quest’ultimo l’attendeva a due passi dall’abitazione in cui era programmato il furto. Gli stessi tabulati hanno messo gli investigatori padovani sulle tracce di altri possibili vittime nelle province di Bologna, Verona e Mantova. Per la quarantasettenne l’accusa è di furti in abitazione, ma le indagini a suo carico, secondo la Procura, sono solo all’inizio. La vicenda suggerisce massima attenzione quando si deve affidare la propria abitazione a qualcuno per svolgervi dei lavori.
 

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