In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

“Amici degli amici”: il reticolo in Veneto sotto la lente dell’antimafia

A Verona una condanna contro esponenti della famiglia Giardino: estorsioni, truffe e usura. Ecco i rapporti incrociati tra personaggi colpiti da interdittive

di Gianni Belloni
4 minuti di lettura

VERONA. Piano piano i fili vengono alla luce. La sentenza emessa ieri dal tribunale di Verona colpisce l'entourage della famiglia Giardino di Sona per reati come estorsione, truffa ed usura. Condannato un esponente di primo piano della famiglia - Alfonso Giardino (3 anni) – e poi Gaetano Garofalo (3 anni e 4 mesi), Alfonso Aloisio (4 anni), Rosario Capicchiano (6 anni e 10 mesi) e Michele Pugliese (5 anni e 2 mesi), tutti originari di Isola Capo Rizzuto. Per Domenico Mercurio, che non ha scelto il rito abbrevviato, l'udienza è prevista il 6 luglio.

E' la prima sentenza che mette in luce l'esistenza di una rete tra diverse famiglie insediate nel Veronese ed un primo importante incidente di percorso per gli affari dell'estesa famiglia Giardino. Famiglia “effervescente” sul fronte giudiziario, visto che in questo periodo se la deve vedere anche con un'altra inchiesta – le imputazioni sono usura ed estorsione – emersa nel novembre del 2016 con il coinvolgimento di sette membri della famiglia.

Altra notizia: un mese fa un’interdittiva del prefetto di Verona Salvatore Mulas inguaia il giovane Vincenzo Aversa De Fazio, figlio del più famoso Antonio. I due sono attivi soprattutto nel settore dell'autotrasporto e dei rifiuti. Antonio viene citato nell'inchiesta Aemilia – i tentacoli del clan Grande Aracri tra Emilia, Veneto e Lombardia - a proposito di fatture false.

Durante una conversazione telefonica con Giuseppe Giglio – condannato a 12 anni e 6 mesi nel processo Aemilia – De Fazio senior racconta che il commercialista di riferimento dell'organizzazione, Domenico Clausi (condannato a 10 anni), sarebbe intervenuto per “ripulirgli” 300 mila euro (“…Dino mi ha pulito quattro soldi sai... i 300 mila euro...”).

Qual è il filo che lega gli Aversa De Fazio con i Giardino? Un professionista di nome Leonardo Villirillo, titolare, insieme alla sorella Caterina, di uno studio di commercialista a Crotone. E in particolare una pasticceria intestata alla moglie di Villirillo, Angelina Gentile.

L'esercizio commerciale è stato avviato in società con Alfredo Giardino. Nella stessa pasticceria compare come socio anche il giovane Aversa De Fazio. E poi un'altra coincidenza: la stessa Angelina Gentile risulta amministratrice della Immobiliare La Torre srl che ha sede in via dell'Artigianato 10 a Belfiore in provincia di Verona. Stesso indirizzo - e non è un condominio - per la Autotrasporti Aversa De Fazio SRL.

Leonardo Villirillo è divenuto amministratore unico di alcune società sequestrate a Francesco Grande Aracri di Brescello, fratello del capo clan Nicolino. Gli inquirenti sono convinti che sia stato solo un prestanome.

Secondo fonti investigative, Villirillo sarebbe inoltre il commercialista di fiducia dei Nicoscia - una storica famiglia ‘ndranghetista di Isola Capo Rizzuto, la cui mafiosità è sancita fra l’altro da una sentenza definitiva del Tribunale di Crotone nel 2003.

Famiglia attiva nell'area tra Pavia, Bologna e Reggio Emilia da almeno un anno ha spostato alcune attività nel Veronese. E, a proposito di fili, è un matrimonio quello che lega i Nicoscia ai Giardino. Quello tra Francesco Nicoscia e la sorella di Vincenzo Giardino, imputato nell'ultima inchiesta che ha colpito la famiglia. Leonardo Villirillo ha lo studio a Crotone, ma svolge la sua attività professionale anche tra Mantova, Modena e il Veneto, in particolare tra Verona e la provincia di Rovigo dove assiste diversi imprenditori locali.

Sempre seguendo i fili troviamo che Aversa De Fazio è stato socio, tramite una sua società, la Euro Inerti, della Nuova Lessinia spa (ora in liquidazione), società che gestiva gli impianti di risalita della Lessinia.

La Nuova Lessinia era finita nell'occhio del ciclone per aver affittato il ramo d'azienda degli impianti di risalita alla società “G&A” della quale risulta socio unico Gabriele Piserà, anche lui raggiunto da un’interdirettiva antimafia emessa dal prefetto di Verona. Il giovane 18enne è figlio di Francesco Piserà, a sua volta bersaglio di un’interdirettiva antimafia emessa sempre dallo stesso prefetto.

L’imprenditore di origini calabresi è socio al 50 per cento e presidente della società Bindar Snea, che ha gestito nelle due stagioni 2013 e 2014 gli impianti di risalita della Lessinia e che poi è stata messa in liquidazione, prima che la gestione passasse alla “G&A” di Gabriele.

Tra i soci della Nuova Lessinia, oltre agli Aversa De Fazio troviamo un altro nome noto: la Grika Costruzioni di Zimelle – colpita da un’interdittiva antimafia firmata dal prefetto Mulas - fondata dai fratelli Grisi, importante famiglia di origine calabrese con i due fratelli uccisi a Crotone nel 2010.

Non stupisce che i Grisi e gli Aversa De Fazio abbiano dato il loro assenso all'affitto del ramo d'azienda ai Piserà, se non altro per solidarietà tra corregionali, ma preoccupa che il via libera sia stato dato anche dai rappresentanti della Provincia di Verona, dei Comuni di Bosco Chiesanuova, Roverè, Cerro, Grezzane e dalla Comunità montana della Lessinia, dalla banca popolare di Verona e dalla cassa rurale Bassa Vallagarina, tutti soci della Nuova Lessinia spa.

Seguendo i Grisi arriviamo in provincia di Vicenza, ad Orgiano dove risiederebbe (se non fosse in carcere) Francesco Frontera che ha amministrato una società di proprietà dei Grisi, che ha preso 8 anni e 10 mesi nel processo Aemilia e che oggi risulta indagato nella recente operazione antimafia “Valpolicella” della procura di Venezia: in quelle carte ritroviamo in un ruolo defilato, oltre ai sopravvissuti fratelli Grisi, membri delle famiglie Mercurio e Capicchiano coinvolti nell'inchiesta arrivata il 18 aprile a sentenza.

Un altro filo, un po' nascosto, lo troviamo seguendo un professionista già incontrato, il commercialista crotonese Donato Clausi che, leggiamo nell'ordinanza Aemilia, riceve precise istruzioni dal già citato Giuseppe Giglio “per l’assunzione di nuovo personale da impiegare nel cantiere di Vicenza (gestito dalla Elledue Costruzioni) della locale caserma dei Carabinieri: “vedi che ti sto mandando... dei dipendenti... no?... da assumere... su Vicenza... bisogna aprire una posizione INPS su... su Vicenza? c'è un lavoro pubblico... quindi... è una caserma dei Carabinieri... quindi vedi che entro sera mi servono assunti... per domani mattina... che devono andare a lavorare domani Comune di Dueville... ”.

Dove avevamo sentito parlare della Elledue Costruzioni? Nelle carte dell'inchiesta che ha portato alla condanna per concorso esterno in associazione mafiosa di Saverio De Martino residente al Lido di Venezia e nella interdittiva della prefettura di Venezia nei confronti di una ditta del figlio Antonio.

Gennaro Longo di Lamezia Terme - “sospettato di essere contiguo alla consorteria 'ndranghestita Iannazzo-Giampà”, dice nell'interdittiva prefettizia, titolare della ditta ElleDue costruzioni - vince nel 2011 l'appalto la costruzione della caserma dei carabinieri di Dueville nel Vicentino.

Grazie ai buoni uffici di Antonio De Martino la ElleDue costruzioni ottiene la certificazione necessaria per concorrere agli appalti pubblici. La ElleDue riceve così l'appoggio sia di Giglio – operante in Emilia e orbitante nel clan di Grande Aracri - che di De Martino, residente al Lido di Venezia e originario di Lamezia Terme. Lo stesso Giglio aveva buoni rapporti con Aversa De Fazio che opera nel veronese.

In certi ambienti, le coincidenze non esistono.

I commenti dei lettori