LEGNARO. «Per raggiungere il pronto soccorso di Piove di Sacco o quello di Padova Walter Onichini avrebbe dovuto raggiungere la vicina regionale 516, sarebbe stata la scelta più ovvia, invece è andato nella direzione opposta».
Lo ha detto il comandante della stazione di Legnaro dei carabinieri, Giovanni Soldano, rispondendo alla domanda del pubblico ministero Emma Ferrero. È iniziato ieri il processo a carico di Walter Onichini (difeso dall’avvocato Ernesto De Toni), il commerciante di carni accusato di tentato omicidio. La notte del 22 luglio 2013, con un fucile a pompa, sparò (e ferì) un ladro albanese (Elson Ndreca, 26 anni) che s’era intrufolato nella sua abitazione con altri complici, poi fuggiti.
Ndreca stava cercando di scappare a bordo dell'Audi S4 di Onichini che, dopo aver sparato, non chiamò i soccorsi ma caricò a bordo della sua auto il ferito - ha sempre affermato - per trasferirlo in ospedale. Durante la corsa, lo stop: l’albanese lo avrebbe minacciato con una forchetta piatta per costringerlo a lasciarlo lungo la strada. Il 9 febbraio Ndreca, che non ha mai fatto i nomi dei complici, è stato condannato a 3 anni e 8 mesi.
Tuttavia al processo contro la sua vittima, si è costituito parte civile, pretendendo 300 mila euro di risarcimento. Il primo a deporre ieri è stato l’appuntato Saverio Crusco che quella notte aveva appena finito il turno di lavoro.«Erano circa le 4 del mattino quando io e il mio collega abbiamo sentito due spari. Abbiamo atteso l’arrivo dell’auto del Radiomobile, e assieme ci siamo fermati davanti all’abitazione di Onichini da dove ipotizzavamo fossero provenuti. Il selciato era bagnato e c’era odore di candeggina. L’Audi del padrone di casa era nel cortile. C’erano diverse tracce di sangue e il lunotto infranto, si vedeva che era stata colpita da un’arma da fuoco. Onichini era agitato e ci ha subito raccontato quello che era successo».
Il suo collega Matteo Dal Brun ha aggiunto: «Solo verso le 5 abbiamo trovato Ndreca dopo la segnalazione di un passante. Indossava i guanti, in tasca aveva dei soldi e la chiave di una Mercedes».
«Quella notte sono arrivato sul posto e ho trovato Onichini seduto sul marciapiede» ha aggiunto Soldano «mi ha fatto vedere i segni di effrazione in casa fatti dai ladri per entrare e mi ha portato in camera dove c’era il fucile a pompa che aveva usato. Nell’auto c’era sangue sul sedile, sul cofano e macchie pure vicino al cancello».
L’avvocato De Toni ha chiesto ai carabinieri che hanno testimoniato come fosse la situazione in paese in quel periodo dal punto di vista della criminalità lagata ai furti nelle abitazioni. Soldano ha raccontato di 17 denunce raccolte nell’anno precedente. Crusco ha aggiunto che in quel periodo di furti se ne registravano diversi, ma «nulla di clamoroso». Si riprende il 15 maggio alle 12.30 con altri testi dell’accusa.
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