In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Mirava all’eredità Due anni e sei mesi alla badante moldava

CITTADELLA. Condannata a due anni e sei mesi di carcere, oltre al pagamento di una multa di 1500 euro per circonvenzione d’incapace, Valentina Pirtu, 52enne badante di origine moldava residente a...

1 minuto di lettura

CITTADELLA. Condannata a due anni e sei mesi di carcere, oltre al pagamento di una multa di 1500 euro per circonvenzione d’incapace, Valentina Pirtu, 52enne badante di origine moldava residente a Rossano (Vicenza) che, nell’arco di poco più di due mesi di attività assistenziale, era riuscita a instaurare «un rapporto di interessata fiducia e di finta vicinanza» con il professor Giovannino Ramilli, classe 1921, già docente di Storia romana all'università di Padova, e la moglie Jolanda Fava, classe 1924, insegnante di Lettere nelle scuole medie. Tanto da obbligare i coniugi a scrivere sotto dettatura un testamento a suo favore nel quale la nominavano unica erede, «condizionando pesantemente la già debole volontà di due persone anziane, malate, senza parenti stretti», proprietari di un patrimonio del valore di tre milioni di euro. La sentenza è stata pronunciata ieridal giudice monocratico di Padova, Elena Lazzarin, che ha accolto la richiesta di condanna del pubblico ministero Francesco Tonon. Pm che aveva sollecitato una sanzione ancora più severa (tre anni), insistendo sul fatto che la badante aveva «sfruttato lo stato di infermità psichica dei coniugi, instaurando con loro un rapporto squilibrato per manipolarne la volontà» e «per indurli a compiere atti dannosi abusando della loro vulnerabilità... nonostante la minorata capacità». Il giudice ha riconosciuto un risarcimento per il danno morale da liquidarsi al termine di un separato giudizio civile a favore degli enti originariamente beneficiari del patrimonio della coppia, l’Opera Provvidenza Sant’Antonio di Sarmeola e l’Opera Bertollo di Cittadella, costituitisi parte civile e tutelati dalla penalista Barbara Bisinella. Il 22 gennaio 2013 era morto il docente e poche settimane più tardi la consorte. L’avvocato Massimo Pieressa, prima amministratore di sostegno della coppia poi curatore dell’eredità giacente, aveva subito promosso un’azione ottenendo il sequestro dei beni nel luglio 2013. Forti i sospetti sulla badante a favore della quale il professor Ramilli e la moglie avevano redatto un testamento olografo (scritto per intero, datato e sottoscritto), nominandola erede universale di due alloggi a Padova, una casa a Cittadella con alcuni terreni a Onara di Tombolo e revocando le disposizioni espresse quando i due erano nella piena consapevolezza (l’eredità divisa fra i due enti assistenziali e due pronipoti). Il 17 novembre 2011 l’avvocato Pieressa era stato informato che, quel giorno, la badante si era chiusa nella stanza della casa di riposo di Villa Imperiale, a Galliera Veneta, dove la coppia era stata trasferita, insieme a un avvocato: lui era malato di Alzheimer dal 2007, lei era affetta da una grave forma di demenza.

Cristina Genesin

I commenti dei lettori