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«Sbagliato concedere permessi a Riina jr»

Naccarato (Commissione antimafia) contro le decisioni di tribunale e chiesa: «Quelle foto mostrano che non si è pentito»

di Cristina Genesin
2 minuti di lettura

Sorvegliato speciale perché, nonostante abbia espiato 8 anni e 10 mesi in carcere per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, è stato ritenuto socialmente pericoloso. Ovvero contiguo o, si sospetta, inserito in un’associazione di tipo mafioso. Sorvegliato speciale a Padova (per sua scelta) dal 2012 eppure, di fatto, libero di incontrare chiunque. Anche pregiudicati. A raccontarlo sono le fotografie che immortalano Giuseppe Salvatore (detto Salvuccio) Riina seduto al bar Buonarroti nel rione di Santissima Trinità in compagnia del romano Riccardo Foti, arrestato per reati legati alla droga. Foto scattate dai carabinieri 3 anni fa. Domanda: come mai quelle immagini, che forse spedirebbero qualunque altro sorvegliato speciale in galera, non hanno mai “pesato” nella concessione dei permessi chiesti e ottenuti dal 39enne figlio del capo indiscusso di Cosa Nostra (il pluriergastolano Totò Riina), autorizzato a trascorrere le recenti vacanze natalizie nella natìa Corleone e a visitare l’anziano padre in carcere?

Le foto sotto accusa.

«Le fotografie che riprendono Riina insieme ad alcuni pregiudicati mostrano una realtà inquietante. È grave che un condannato per reati di mafia possa incontrare persone con precedenti penali in piena libertà. Di cosa discutono? Che relazioni intercorrono tra loro? Che ruolo svolge davvero Riina a Padova?» si domanda (e chiede) preoccupato il deputato del Pd Alessandro Naccarato, dal 2013 membro della Commissione parlamentare antimafia. «Nonostante le fotografie e gli incontri siano noti alle autorità giudiziarie e alle forze dell’ordine» continua il parlamentare padovano, «Riina continua a ricevere permessi per muoversi e spostarsi per il Paese. I movimenti, gli interlocutori e le azioni di Riina devono essere controllati per prevenire il rischio che le organizzazioni mafiose possano rafforzare la presenza in Veneto».

Accolto dalla Chiesa.

Tuttavia secondo Naccarato ci sono pure altre recenti notizie emerse intorno al figlio prediletto del boss di Cosa Nostra che «richiedono la massima attenzione da parte dell’autorità giudiziaria e una reazione delle istituzioni e dell’opinione pubblica». Fra queste, la cresima impartita a Salvuccio dal parroco della chiesa del quartiere cittadino di Sacro Cuore, don Daniele Marangon, sacramento indispensabile per consentire a Riina junior di fare il padrino in occasione del battesimo di una nipote il 29 dicembre. Il deputato Pd è tagliente: «È altrettanto grave che un appartenente alla mafia, che non si è mai pentito in sede penale dei reati commessi, abbia ottenuto il pieno riconoscimento religioso. In un pericoloso ambiguo intreccio di simboli e di significati Riina, mafioso e figlio di un padrino sanguinario, è diventato il padrino per il battesimo della nipote. A cosa servono le prediche morali della Chiesa se Riina può fare il padrino senza pentirsi dei gravi delitti? L’esperienza insegna che gli affiliati a Cosa Nostra, soprattutto nel caso di forti vincoli parentali come per Riina, non escono dall’associazione criminale alla scadenza della condanna. Inoltre non bisogna dimenticare il precedente dell’intervista televisiva di Riina a “Porta a Porta” (su RaiUno) nell’aprile dello scorso anno». Secondo Naccarato Riina ha contribuito ad aumentare gli ascolti della trasmissione e, in cambio, «ha avuto la possibilità di divulgare tre messaggi: ha rivendicato le azioni del padre chiudendo le porte al pentimento; si è presentato come una persona “normale” per mostrare il volto pulito della mafia; ha comunicato alle gerarchie di Cosa Nostra di essere tornato in attività».

Rischi concreti.

Insomma il parlamentare non ha dubbi: «C’è il rischio concreto che la presenza di Riina a Padova possa essere utile a relazioni funzionali all’espansione in Veneto delle attività di soggetti collegati alla criminalità». Il richiamo è al governo: «I ministri dell’Interno e della Giustizia devono attivarsi subito con le competenti autorità giudiziarie e con le forze dell’ordine per intensificare i controlli di prevenzione sulle attività e le relazioni di Riina a Padova». Perché, fa capire Naccarato, Riina jr avrebbe scelto Padova come residenza per la gestione degli affari di famiglia.

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