VO’. Sala colma e posizioni opposte in municipio a Vo’, dove martedì sera il consigliere regionale Sergio Berlato ha presentato la sua proposta di legge per ridisegnare i confini del Parco Colli. L'esponente di Fratelli d'Italia, con il pdl 187, ha chiesto la modifica della legge istitutiva del Parco che di fatto riduce le zone tutelate e allarga il raggio di quelle aperte alla caccia. Una via, questa, che a detta del proponente favorirebbe la risoluzione di un problema come quello dei cinghiali: più spazio alla doppiette, meno cinghiali in circolazione.
Nel corso della serata il consigliere veneto ha avuto modo di illustrare le soluzioni «proposte per garantire una migliore gestione del territorio e della fauna selvatica e per garantire un regolare svolgimento delle attività tradizionalmente esercitate nell'area dei Colli Euganei». Questa l'analisi della serata da parte di Berlato: «I cittadini residenti nelle aree interessate dal Parco non hanno mancato di evidenziare tutte le loro rimostranze nei confronti dei molteplici vincoli che nel tempo hanno fortemente danneggiato le loro attività e impedito la corretta gestione della fauna e del territorio, come nel caso del mancato controllo del numero dei cinghiali, provocando una graduale diminuzione del valore delle loro proprietà. Da qui il mio impegno perché queste modifiche vengano al più presto approvate dal consiglio regionale».
Di ben altro parere comitati ed esponenti ambientalisti e animalisti presenti alla serata, come ad esempio il Comitato Salute e Ambiente di Cervarese: «Sono state sollevate delle perplessità in merito agli effetti che questa proposta di legge potrà avere sulle attività turistiche e produttive del territorio, che, oltre ad avere pregi ambientali ed ecosistemi delicati, è innanzi tutto fortemente antropizzato, situazione che renderà più rischioso sparare liberamente. Si è sollevato anche il problema dell'eventuale riapertura delle cave, ma Berlato ha prontamente ribadito che queste decisioni esulano dalla sua proposta. Berlato ha poi ammesso che i cinghiali, una dozzina di anni fa, sono stati introdotti da alcuni imprudenti cacciatori, per finalità venatorie». Da qui la considerazione del Comitato: «È evidente che l'unica “sorgente” di cinghiali, esterna al Parco, è rappresentata da ripopolamenti notturni illegali con finalità venatorie, realizzati con soggetti provenienti da allevamenti autorizzati o abusivi. In Veneto esistono 31 allevamenti autorizzati di cinghiali, a cui vanno aggiunti allevamenti e detenzioni abusive. E in un momento di grande debolezza del Parco è difficile non vedere in tutto questo una precisa strategia finalizzata ad esasperare un problema, quello dei cinghiali, ormai molto diffuso e sentito. Non si possono usare i cinghiali come pretesto per riaprire la caccia nel Parco Colli e rischiare che l'allentamento dei vincoli ambientali e paesaggistici aprano la strada a facili autorizzazioni o a nuovi progetti di speculazione edilizia. Il territorio va protetto e tutelato». (n.c.)