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Trenta casi sospetti di scabbia fra gli ospiti del centro di San Siro

I responsabili della struttura: «Sono stati tutti curati e altri cento sottoposti a trattamento preventivo». L’attenzione è massima anche verso la varicella: una decina finora i migranti “isolati” e guariti

di Elena Livieri
2 minuti di lettura

BAGNOLI DI SOPRA. Trenta casi sospetti di scabbia curati nelle scorse settimane fra gli ospiti del centro di accoglienza allestito nella ex base dell’Aeronautica a San Siro di Bagnoli. Per altri cento ospiti - quelli con cui condividevano le stanze - si è provveduto al trattamento preventivo.

Nessuna epidemia e nessun allarme, si affrettano ad assicurare dalla cooperativa Edeco (già Ecofficina) che gestisce il centro. Ma non c’è solo la scabbia a preoccupare: l’attenzione è massima verso i casi di varicella, malattia che nei paesi africani non c’è e che colpisce molto velocemente i profughi. Ci sono stati una decisa di casi a San Siro, subito isolati e curati. Lunedì scorso, intanto, nel c’è stata l’ispezione dell’Usl 17 che era stata richiesta ancora qualche mese fa dal sindaco di Bagnoli Roberto Milan. Gli esiti delle verifiche, che hanno interessato tutte le aree della base sfruttate per l’accoglienza, non sono ancora stati resi noti.

«La trentina di ospiti trattati per la scabbia» racconta uno dei responsabili di Edeco-Ecofficina, «non erano casi conclamati ma sospetti. La scabbia è difficile da diagnosticare: molti ragazzi arrivano con eritemi o sfoghi sulla pelle che però possono avere diversa natura, anche legata alla permanenza in mare. Viene in ogni caso applicato il protocollo preventivo stabilito con il Servizio di Igiene e Prevenzione dell’Usl, nessun sintomo viene sottovalutato. E in base allo stesso protocollo sono stati sottoposti a trattamento un altro centinaio di ospiti, coloro che condividevano gli spazi e le camerate con gli altri».

Tra gli operatori vige l’imperativo di prestare la massima attenzione a quelli che possono configurarsi come i sintomi della varicella: si tratta di una malattia che non è diffusa nel paesi di provenienza dei profughi e nelle scorse settimane, quando c’è stato un picco nei contagi fra la popolazione, anche alcuni profughi l’hanno presa. «Non è nulla di grave di per sè» fanno notare dalla base di San Siro, «anche perché appena vengono riscontrati i sintomi - qui abbiamo il medico presente 24 ore su 24 - i ragazzi vengono temporaneamente trasferiti nell’infermeria, dove rimangono in una sorta di quarantena onde evitare un’epidemia. Abbiamo avuto una decina di casi così ma non ci sono state conseguenze». Per i richiedenti asilo non è previsto il vaccino per la varicella: il protocollo sanitario regionale prevede la somministrazione del vaccino esavalente e poi viene fatto lo screening Mantoux per la tubercolosi.

Nella ex base di San Siro le camerate dove dormono i profughi - fino a 80 per stanza in letti a castello addossati uno all’altro - sono sottoposte ogni settimana a un intervento di sanificazione: «Gli ambienti vengono isolati, trattati con un gas apposito e rimangono chiusi per otto ore» confermano dal centro.

Sulla questione della sicurezza sanitaria nell’hub di Bagnoli è perentoria la presa di posizione del Prefetto Vicario Pasquale Aversa: «Qualche caso di scabbia c’è stato ed è stato curato, senza alcun problema. Si tratta di una malattia che si supera nel giro di 48 ore: se qualcuno parla di rischio epidemia o allarme non sa quello che dice. I richiedenti asilo vengono sottoposti ad accertamenti sanitari appena sbarcano e poi quando arrivano qui. L’Usl esegue lo screening Mantoux direttamente nel centro di accoglienza, per evitare affollamenti negli ambulatori che possano anche solo destare inutili preoccupazioni o allarmi» sottolinea il Viacrio, «poi vengono effettuati anche gli esami del sangue. Sono persone super controllate e i protocolli per la prevenzione sono rigorosi e sostenuti da un impegno encomiabile degli operatori dell’Usl».

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