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«Studiavo al Santo con l’Arca lavorerò per i suoi tesori»

La professoressa Baldissin Molli tra i cinque presidenti È la terza donna in oltre sei secoli. «Una sfida affascinante»

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Prima di lei soltanto due donne, in oltre seicento anni di storia della Veneranda Arca del Santo: Francesca Migliarese Caputi dal 1995 al 2000 e poi Annachiara Perazzolo, dal 2000 al 2005. Giovanna Baldissin Molli, appena nominata dal Comune nella cinquina di presidenti per il prossimo quinquennio, ha ottimi motivi per essere entusiasta. «Sono contenta», esordisce. «E non sapevo che per le donne c’era stato così poco spazio».

Sessantadue anni, originaria di Conegliano, Giovanna Baldissin Molli si è laureata a Padova ed è docente di Archeologia, Storia dell'Arte, del Cinema e della Musica all’Università. Ma è anche membro della Società internazionale di Studi francescani; consulente per la storia dell’arte del Centro Studi Antoniani; direttore scientifico del programma di catalogazione Cei per la Diocesi di Verona; redattrice delle riviste “Il Santo”, “Il legno nell’arte”, “Ars et ratio”. Ma soprattutto è una appassionata studiosa della basilica del Santo, dove è cresciuta, dove ha studiato e della quale ora diventa in qualche modo una amministratrice.

«Dopo la nomina ci ho ripensato», racconta. «In effetti ho cominciato a occuparmi molto presto della basilica. E nella Biblioteca Antoniana ci sono cresciuta, già dai tempi della tesi universitaria, quando direttore era padre Giovanni Luisetto. Da allora non ho più smesso, anche per il lavoro che faccio. Sono sempre stata coinvolta nel Centro studi».

Ha conosciuto anche padre Enzo Poiana, quindi.

«Certo, e non solo per motivi di studio. Ci incontravamo spesso nei comitati scientifici delle mostre o in altre occasioni. Tra l'altro è stato lui ad accogliere me e i miei amici del Dipartimento beni culturali, tutti appassionati di canto gregoriano, con cui abbiamo messo in piedi un coro. Ci troviamo ogni sabato pomeriggio in basilica per le prove con la maestra Letizia Butterin e alla fine dell’anno di corso cantiamo in occasione di una messa che padre Enzo ha sempre voluto celebrare personalmente. Ci teneva ed era molto bello che fosse così. Era sempre molto ospitale».

Lei e i prossimi presidenti siete attesi da una sfida impegnativa: difendere e valorizzare un patrimonio prezioso come la basilica in un periodo in cui le risorse economiche cominciano a scarseggiare. Cosa si aspetta?

«È vero, non sarà facile ma è una bella sfida. Non so fare previsioni perché non conosco la situazione. Non siamo stati ancora convocati per il primo incontro, non sappiamo chi sarà presidente capo ed è giusto aspettare prima di fare previsioni. Ma una cosa mi sento di dirla: come per tutti gli incarichi pubblici, io credo che si debba accettare questo impegno per spirito di servizio. Tutti faremo del nostro meglio. Per le mie competenze vorrei che riuscissimo a valorizzare questo enorme giacimento artistico e culturale, a tutelarlo e a promuoverlo. La cultura mette in moto persone e cose con ricadute che sono sempre positive».

Qualcuno sostiene che sotto il profilo culturale Padova sia in declino. Lei concorda?

«No. Baste leggere l’elenco delle iniziative. Per chi vuole fare qualcosa, le occasioni ci sono. In città si trova di tutto, dalla musica alle mostre. C’è tanta scelta e per tutti i gusti. Padova è ricchissima, bisogna soltanto ricordarselo».

Cristiano Cadoni

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