Filmato e denunciato il ladro seriale di fiori in cimitero
LEGNARO. Nella lettera di scuse indirizzata alla famiglia, scritta di pugno, ha spiegato che non intendeva offendere il caro defunto, che anzi in vita stimava e con il quale non aveva alcun...

LEGNARO. Nella lettera di scuse indirizzata alla famiglia, scritta di pugno, ha spiegato che non intendeva offendere il caro defunto, che anzi in vita stimava e con il quale non aveva alcun contrasto. I fiori freschi dalla tomba li prendeva così, per sfizio, solo per adornare quella dell’amato padre, sepolto in un altro angolo dello stesso cimitero. Sono state queste le parole con le quali, davanti ai carabinieri della stazione locale, ha provato a giustificarsi un pensionato di 67 anni, residente in paese, dopo essere stato denunciato per il furto di un mazzo di fiori nel camposanto. A incastrarlo sono state le immagini della videosorveglianza, appositamente posizionate dalla polizia locale e dai militari su quella tomba di famiglia che regolarmente, almeno una volta alla settimana, era spogliata dei fiori che con tanto amore venivano posizionati. Una scena che si ripeteva da anni, tanto che la famiglia del defunto, un noto commerciante del paese, ha deciso di rivolgersi ai carabinieri per denunciare la continua sottrazione. La vera angoscia dei familiari, più che per il valore delle piante, derivava dal fatto che erano arrivati a sospettare che si trattasse di un ripetuto atto di vilipendio alla memoria del caro estinto. Nulla di tutto ciò alla fine, ma un puro e semplice furto, per così dire, di convenienza. Evidentemente il pensionato aveva trovato una maniera “economica” per rifornirsi di fiori sempre belli e freschi. Le immagini sono eloquenti e non lasciano spazio a diverse interpretazioni. Si vede l’uomo guardarsi intorno per assicurarsi di essere solo. Quindi, con un gesto deciso, l’uomo raccoglie il mazzo di fiori e si allontana dalla tomba per recarsi a quella dove è tumulato il padre. In terra, più dell’occhio di Dio, è bastato l’obiettivo di una telecamera.
Alessandro Cesarato
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