I vigili del fuoco bocciano il progetto per il Plebiscito
La sicurezza degli spettatori non è garantita: mancano percorsi per l’uscita Nella relazione si segnalano diverse criticità, le altre strutture sono troppo vicine
di Luca Preziusi
Forse non saranno gli espropri, né i comitati dei cittadini a stoppare il progetto di Bitonci di portare il calcio al Plebiscito, ma una relazione tecnica dei vigili del fuoco. Il comando provinciale dei pompieri di Padova, infatti, al quale, per legge, l’amministrazione ha chiesto il nullaosta di fattibilità per procedere con il progetto, ha riscontrato diverse anomalie e criticità, tali da costringere il sindaco Massimo Bitonci a far rivedere il progetto (non ancora definitivo) per inserire le «misure di compensazione» indicate nella relazione tecnica.
Ma di che si tratta? Anomalie e criticità riguardano soprattutto la sicurezza. E la soluzione è tutt’altro che semplice. Le vie di fuga dello stadio - si legge nelle osservazioni dei vigili del fuoco - devono consentire l’allontanamento del pubblico e il successivo sfollamento in maniera agevole e rapida in caso d’emergenza: «Di conseguenza le direzioni ottimali di tali vie non possono che essere quelle radiali rispetto al baricentro dell’impianto stesso», si legge sul documenti redatto su carta intestata del ministero dell’Interno. «Per garantire maggiore affidabilità che l’allontanamento possa avvenire è stata prevista dalle norme di sicurezza “un’area di servizio annessa”, distanziata almeno sei metri dal perimetro della struttura e delimitata per mantenerla sgombra da ostacoli».
In sostanza non ci sono gli spazi per le uscite di sicurezza né per realizzarle. Questo perché lo stadio si troverebbe a ridosso delle altre strutture già presenti, come specifica la relazione: «La presenza di altri impianti nelle zone circostanti impedisce un ottimale sviluppo delle aree di servizio nelle zone radiali, rispetto al baricentro della struttura in oggetto, che dovrebbero allargarsi progressivamente, a mano a mano che ci si allontana dalla stessa».
Quali potrebbero essere le conseguenze se il progetto venisse realizzato così com’è? Sono sempre i vigili del fuoco a rispondere definendole «criticità»: «Un andamento avvolgente dello stadio determina due principali criticità: la riduzione della rapidità di allontanamento del pubblico dalla struttura, addirittura con riavvicinamenti a questa, ovvero accostamenti ad altri impianti, e l’impedimento della possibilità di avvicinamento all’impianto dei mezzi di soccorso su gran parte del perimetro in caso di emergenza». Praticamente se ci fosse un allarme e i tifosi dovessero abbandonare lo stadio in fretta, rischierebbero di finire in un labirinto e avrebbero difficoltà a raggiungere le aree che ospitano le ambulanze. Soluzioni? La relazione consiglia anche come compensare i problemi, innalzando muri di due metri resistenti al fuoco che proteggano le aree di servizio esterne, e realizzando un percorso carrabile attorno allo stadio largo sei metri accessibile ai mezzi di soccorso attraverso varchi di 3,5 metri. Spazi che però non ci sarebbero proprio per via della presenza degli altri impianti (piscine e campo da baseball). Oltre a quello dei vigili del fuoco, a Palazzo Moroni sono arrivati anche i pareri di AcegasApsAmga, del Consorzio di Bonifica Bacchiglione e della Telecom, che non hanno riscontrato particolari problemi di fattibilità. Mancano ancora quelli fondamentali del Coni e della Questura. Ma l’assessore allo sport Cinzia Rampazzo un mese fa aveva giustificato così la mancanza: «I progetti sugli stadi possono essere approvati dal Coni nazionale solamente con la presentazione di elaborati progettuali definitivi in cui vengono precisati gli accorgimenti necessari per l’adeguamento dell’impianto, per tutelare al massimo i cittadini». I tre milioni però sono già stanziati, con o senza pareri.
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