"A Padova si evade l'Iva più che in tutta la Finlandia"
Lo denuncia la Confapi che, dati alla mano, contesta l'innalzamento del tetto per i pagamenti in contanti da mille a 3mila euro
Riccardo Sandre
PADOVA. A Padova si evade l’Iva più che in tutta la Finlandia. È quanto emerge dai dati pubblicati da Fabrica Padova, il centro studi di Confapi che stima mediamente in circa 900 milioni di euro l’Iva evasa dalle aziende padovane. «Secondo un rapporto diffuso a settembre dalla Commissione Europea la differenza tra quanto l’Italia incassa dall’Iva e quanto in linea teorica dovrebbe raccogliere è di circa di 47,5 miliardi euro. – spiega Davide D’Onofrio direttore di Confapi Padova – Incrociando i calcoli Eurostat con quelli presenti nello studio “Asymmetries in the territorial VAT gap” del 2014, l’evasione Iva, in Veneto, “pesa” per il 9,16% su quella totale in Italia. Calcolando che Padova mediamente pesa per circa il 20% sul Pil del Veneto possiamo stimare che in provincia la cifra raggiunga circa gli 892 milioni di euro; più di quanto non si evade in stati come la Finlandia (812 milioni di euro di gap Iva) o la Lettonia (721 milioni di euro)».
Numeri pesanti che spingono gli imprenditori di Confapi a puntare il dito sulle politiche fiscali di questo paese a partire proprio dalla norma inserita nell'ultima Legge di Stabilità sull’innalzamento del tetto dei pagamenti in contanti da 1.000 a 3.000 euro. «Per il mondo dell’impresa questa operazione non ha senso, visto che si lavora su cifre ben superiori e con controlli addirittura oppressivi – continua D’Onofrio. – Oltre tutto il tetto del contante a 1.000 euro è durato così poco da non potere fornire ancora dati certi per comprendere quale sia stato l’esito della scelta. Ma ora si cambia di nuovo, con buona pace di quei milioni di anziani costretti ad aprire un conto corrente per vedersi accreditata la pensione».
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