PADOVA C’è un fascicolo alto così sulla scrivania del vicario generale della Diocesi e su quella del direttore dell’ufficio pastorale per l’educazione. Il caso Montà è caldo da mesi, e non solo per via della chiusura della scuola materna Sant’Ignazio di Loyola.
Le lettere contro don Giovanni sono sempre più frequenti, lo stesso vicario e il direttore dell’ufficio scuola hanno ricevuto i cittadini del quartiere e hanno parlato con il parroco per cercare di evitare la chiusura della scuola, che per la Diocesi non è indolore. «C’è stato un lungo dialogo e sono state cercate soluzioni per evitare di sospendere l’attività», fanno sapere dalla Diocesi. «Tutte le alternative sono cadute e con dispiacere si è dovuto prendere atto della situazione. Ma si è lavorato per mettere a punto forme di collaborazione con le scuole parrocchiali vicine, a cominciare dalla Natività verso la quale sono confluiti diversi bambini, per poi provare a trovare un’altra soluzione in vista dell’anno 2016-2017».
Di più, c’è la ferma volontà di ascoltare la voce delle comunità. Ecco perché a fine giugno, quando la chiusura della Sant’Ignazio di Loyola è sembrata certa, la Diocesi ha mandato una lettera a don Giovanni Ferrara chiedendogli di non ospitare la scuola di Alleanza Parentale e di non proporre - né come parrocchia, né personalmente - questo modello formativo.
«Non si conosce abbastanza di questo tipo di scuola», fanno sapere ancora dalla Diocesi, «e prima di accoglierla c’è bisogno di condividerla con gli uffici diocesani e con la comunità». La scuola parentale, dunque, rischia di nascere contro il volere della Diocesi che riconosce un solo modello di scuola, quello sancito dalle note della Cei del luglio del 2014. Oltretutto la nuova scuola sarebbe una primaria e non una materna e anche questo solleva molte perplessità. Eppure il parroco va avanti.