Bitonci: «Nuovo Policlinico, prima pietra nel 2017»
Il sindaco ospite al mattino di Padova conferma l’area di San Lazzaro: progetto pronto il prossimo anno. Il Bo preferisce l’aeroporto? L’individuazione dell’area spetta a noi

PADOVA. L’annuncio arriva alla fine: «Chiuderò qui la mia carriera politica: sindaco di Padova sarà il mio ultimo incarico». Massimo Bitonci lo dice in diretta al videoforum in redazione al mattino. Fare il sindaco è la sua passione, per stare tra le gente e non nei salotti della high society. Ma sembra a suo agio anche nel politburo del «Pravdino» (come ci chiama lui). Risponde punto per punto alle domande e annuncia il suo programma per il futuro della città.
Videoforum con Bitonci: "Sindaco di Padova sarà il mio ultimo incarico"
Con la nuova giunta Zaia avrà, attraverso i “suoi” uomini Marcato, Pan e Boron, un rapporto diretto. In che modo questo aiuterà la città per i grandi progetti come ospedale, centro congressi e tram?
«Giudico molto buone le scelte di Zaia. Compresa la decisione di Fabrizio Boron di occuaparsi di sanità. Avrà la commissione più importante».
Come incalzerete la giunta regionale su questi temi?
«Li metteremo alle strette sul progetto più importante: quello del nuovo policlinico. Abbiamo un’area di 280mila metri a San Lazzaro e già trattato una perequazione per arrivare a 400 mila. È la superficie perfetta per realizzare il policlinico e il campus».
Siamo sicuri che basti? Il rettore eletto Rizzuto avrebbe preferito l’aeroporto.
«Ognuno ha i suoi desiderata. Ma l’individuazione dell’area spetta al Comune. In questo caso noi abbiamo la proprietà dell’area: è completamente diverso da Padova Ovest che era dei privati. La nostra area è il triplo di quella di Schiavonia. Ora la Regione faccia il progetto e metta le risorse. C’è da risolvere la questione della sentenza del Tar su “Finanza e Progetti”. Ma tra qualche settimana o si riparte da zero oppure mettiamo il progetto che c’è sull’area di Padova Est. Ma l’importo dei lavori è esagerato: è troppo un policlinico da 700 milioni, si può stare benissimo sotto il mezzo miliardo».
Realisticamente quando si potrà posare la prima pietra?
«Entro il 2016 l’approvazione del progetto, nel 2017 l’avvio dei lavori».
Potrebbe anche inaugurarlo se venisse riconfermato.
«Questo lo decideranno i padovani. Noi stiamo lavorando intensamente e le sensazioni che sento sono positive. Quando si amministra qualche errore si può fare: solo chi non fa non sbaglia. Noi, dopo 20 anni di discussioni, abbiamo fatto la rotatoria della Stanga».
E le altre tre rotonde in viale Codalunga?
«Anche quello è un bel progetto che porteremo avanti. Bisogna avere coraggio. Io sono sicuro che la rotatoria alla Stanga migliorerà il traffico. Non eliminerà del tutto le code ma di certo le ridurrà».
L’esperimento della corsia bus-taxi in via Tommaseo davanti alla Fiera andrà avanti?
«Non serve incaponirsi su un’idea: siamo pronti a tornare indietro. Questa è un’amministrazione intelligente: si prova, e se non dovesse funzionare si cambia».
Tornando all’ospedale, che ne farà di via Giustiani?
«Rimarrà il Sant’Antonio come ospedale cittadino in centro a Padova e troverà posto dove oggi c’è il policlinico. La parte est invece verrà abbattuta per farci un giardino pubblico e alcune aule universitarie».
E dell’area di via Facciolati che ne facciamo?
«Io sono nato in via Facciolati, la conosco bene. È un’area che soffre il traffico. Lì un ospedale non ci può stare. Dobbiamo ridare vita al quartiere».
Sono arrivate in redazione molte proteste per l’orario e le modifiche dei percorsi dei bus. Cosa farete?
«Abbiamo raccolto anche noi le lamentele. Ma voglio dire una cosa: capisco che la fusione tra Aps e BusItalia non è stata indolore per il personale ma era necessaria. Anzi io spero che si arrivi in Veneto a un’azienda unica. Ma mi è stato segnalato però che qualche autista “saltava” le fermate per creare disagi e problemi. L’azienda ha accertato questi comportamenti: qualcuno ha fatto il furbo. Non si fa così».
Il taglio delle corse notturne però fa a pugni con la rinnovata vitalità serale della città. Come si coniugano questi due aspetti?
«Ne ho discusso con il presidente Ostellari e se ci saranno richieste alcune linee saranno potenziate. Ma stiamo studiando una rivoluzione epocale: il biglietto unico provinciale. Con un unico biglietto si potrà girare in tutto il territorio».
È inevitabile allora l’aumento del biglietto?
«Sarà lieve il rincaro sul trasporto cittadino, mentre diminuirà l’extraurbano. Gli abbonamenti però non subiranno modifiche di prezzo».
Ospedale a San Lazzaro, ci porterà anche il tram?
«È una proposta della Camera di commercio che condivido in parte. Io avrei scelto un filobus per Padova. Però ormai può essere introdotto solo nelle zone dove non c’è già il tram. Quindi nella continuazione delle linee esistenti resteremo su rotaia, i nuovi percorsi avranno un filobus».
Dalla mobilità quindi nasce la Grande Padova?
«In realtà partiamo anche dalla polizia locale, che potrà essere messa in comune con altre realtà della cintura. Avremo non più 260 agenti ma oltre 400. E in alcuni comuni il servizio notturno verrà svolto dalla municipale di Padova».
Il progetto della PaTreVe ci avrebbe inserito in una grande conurbazione di livello europeo utile ad attirare finanziamenti. Perché è contrario?
«È un grande errore perché chi conosce i conti di Venezia sa benissimo che sono più vicini a quelli di una città del Meridione che del Nord, per vari motivi. Per cui complimenti e auguri a Brugnaro, ma i padovani non possono pagare gli 80 milioni di debito dei veneziani. Io non credo in questi nuovi enti, vorrei avere una Regione con una forte autonomia e i comuni. E basta».
Quindi è d’accordo con l’abolizione delle Province fatta da Renzi?
«Per nulla. Così come sono adesso le province di secondo livello non servono. Anzi danno vita a risposta consociativa: a Padova il presidente è espressione di Pd, Ncd e di una parte che è uscita dalla Lega».
Cosa farà in fiera: un auditorium, una sala musica o un centro congressi? Sono tre cose diverse.
«Era previsto solo un centro congressi con sala musica. Noi vogliamo implementarlo successivamente per farlo diventare un auditorium completo. Ma intanto partono i lavori».
Fare il progetto in due step però non rischia di far aumentare tempi e costi?
«Non sarà un adeguamento strutturale, ma solo di attrezzatura e di carattere tecnico».
Oltre i congressi, come vede il rilancio della Fiera?
«Quest’anno c’è stata una perdita importante di bilancio. I francesi hanno voluto diminuire il capitale sociale: non abbiamo condiviso questa scelta. Abbiamo deciso di dare a GlEvents un altro anno di tempo. Se le cose non dovessero funzionare gli chiederemo di fare un passo indietro».
Quando manterrà la promessa di smantellare i campi nomadi abusivi?
«Le procedure di carattere edilizio sono avviate. Entro la fine dell’estate via Bassette non esisterà più. Ho avuto già un incontro con i rappresentanti del campo. Ma non posso svelare le modalità».
Una soluzione concertata?
«Si tratta di tutelare i bambini che sono italiani e non possono essere messi in strada. Ma da sindaco di Padova non voglio che ci sia gente che vive in quelle condizioni».
Capitolo via Anelli: è scaduto l’ultimatum ai proprietari, quanti hanno aderito alla sua proposta e cosa accadrà alle palazzine?
«Ci sono state una ventina di adesioni. Troppo poche per raggiungere il 75% della proprietà. A settembre partiranno gli espropri. Faremo un progetto di case Erp oppure, con il rettore, una residenza universitaria. E poi finalmente faremo brillare quei fabbricati».
Avete un “tesoretto” di 30-40 milioni grazie alla vendita di azioni Hera e alla rinegoziazione dei mutui. Cosa ne farete?
«C’è un piano di opere pubbliche articolato: 2,8 milioni per i tetti della Fiera, 700 mila per la rotatoria alla Stanga, 4 milioni per le Mura, 1,5 milioni per mettere i led nell’illuminazione pubblicha, 2 milioni per le asfaltature, 10 milioni di euro di marciapiedi da rifare. E ancora 7,5 milioni di euro di Arco di Giano, per fortuna rifinanziato con 5,5 milioni dal ministero. E poi sorgerà un parco su piazzale Boschetti».
Si dice che lei sia un sindaco che fa troppi annunci...
«Io sono un sindaco che fa e dice anche quello che fa. È importante dare delle risposte ai cittadini. Noi ci proviamo sempre».
A CURA DI CLAUDIO MALFITANO,
ENRICO PUCCI E GIORGIO SBRISSA
www.mattinopadova.it
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