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Gli autisti sospesi di Uber si mettono in proprio

Il tribunale di Milano ha bloccato la rivoluzionaria applicazione di ride sharing. C’è chi lavora comunque, campagna con i messaggini: «Agiamo a titolo privato»

Enrico Ferro
1 minuto di lettura

PADOVA. In attesa di capire che ne sarà di loro, hanno deciso di organizzarsi in autonomia sfruttando i contatti racimolati nel periodo di lancio dell’iniziativa. Alcuni autisti di Uber si sono messi in proprio e hanno inviato messaggi a molti clienti informandoli del fatto che in questo periodo saranno comunque attivi “a titolo privato”. Ciò significa che hanno abbandonato l’idea di “futuro” per sposare la peggiore tradizione italiana: quella dei taxisti abusivi.

Cos’è Uber

Uber è il servizio di ride-sharing (letteralmente condivisione della corsa) che attraverso un’applicazione su smartphone incrocia domanda e offerta:ovvero la necessità di spostarsi da un punto all’altro di chi non ha o non vuole usare l’auto e la disponibilità di chi possiede una quattro ruote e ha tempo per effettuare questo servizio. Società con sede a San Francisco e campagna mediatica mondiale con avvio dell’esperimento nelle principali città italiane, tra cui anche a Padova.

Lo stop del tribunale di Milano

La tariffa Uber è così composta: 2 euro è il costo base al quale si devono aggiungere 55 centesimi ogni chilometro di percorrenza e 10 centesimi per ogni minuto di viaggio in auto. Alcuni esempi: dalla stazione a riviera Tito Livio la tariffa si aggirerà sui 5 euro, dal Bassanello a piazza delle Erbe circa 10 euro, dalla Guizza a via Altinate viene stimato un costi di 7 euro. I taxisti hanno fatto le barricate fin da subito e la scora settimana il tribunale di Milano ha bloccato il servizio che permetteva a chiunque di fare il tassista senza licenza. Uber ha dovuto prendere atto della conferma da parte del tribunale di Milano del blocco dell’applicazione web.

Servizio abusivo

I messaggi sono arrivati qualche giorno fa a molti padovani. E il titolare dell’utenza telefonica non smentisce la circostanza: «Siamo i ragazzi di Uber. Abbiamo deciso di fare questo a titolo privato, solo con le persone con cui siamo venuti in contatto durante il periodo di attività. Se qualcuno ha bisogno di un passaggio noi ci siamo, fino a quando il tribunale non ci darà nuovamente la possibilità di lavorare». Sembra che gli autisti coinvolti in questa autogestione a Padova siano quattro o cinque. Quando ai costi, c’è stata una ulteriore riduzione. «Mediamente le nostre corse costano un euro in meno rispetto a Uber».

e.ferro@mattinopadova.it

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