Ospedale, c’è il ballottaggio
La commissione: Allegri o Padova Est, decisivi tempi e costi. Dario: serviranno 10 anni
di Filippo Tosatto
Ammesse al ballottaggio l’opzione Aeroporto “Allegri” e quella Padova Est-San Lazzaro, con vantaggio di partenza della prima; esclusa invece l’ipotesi Padova Ovest. Se il sito del nuovo policlinico universitario fosse al centro di una sfida elettorale (metafora neanche troppo lontana dalla realtà) sarebbe questa l’istantanea della gara. Almeno, secondo gli esperti della commissione incaricata dal governatore Luca Zaia di valutare - sul piano esclusivamente tecnico - vizi e virtù delle proposte emerse. Antonio Canini (Regione), Franco Fabris (Comune), Francesco Polverino (Azienda Ospedaliera), Umberto Trame (Università), Luigi Rizzolo (Provincia): dopo due mesi di lavoro e nove sedute, i fiduciari dei soggetti istituzionali coinvolti hanno stilato all’unanimità una “pagella” (riprodotta nella tabella a fianco) che analizza le caratteristiche essenziali delle aree.
Cosa emerge? La superficie dello scalo Allegri presenta “unicità” (è immune cioè dall’attraversamento stradale che divide e tormenta l’attuale polo ospedaliero in via Giustiniani) e conta 52 ettari utilizzabili agevolmente più altri 18 di proprietà del demanio militare, la cui disponibilità si annuncia più complicata; le infrastrutture richiedono un potenziamento mentre non sorgono problemi idraulici. Tanto basta ad assicurargli una qualche preferenza - almeno al momento - rispetto all’area di San Lazzaro; che è spezzata nella sua continuità da via Einaudi, anche se l’intervento “sanatorio” è stato già programmato e finanziato; e conta 40 ettari (metà pubblici, il resto privati con convenzione d’acquisto già stipulata), il minimo indispensabile per soddisfare gli standard di 400 mq a posto letto a fronte delle mille degenze previste; infrastrutture esistenti ma da completare, problemi ambientali modesti e da approfondire.
Un inciso: prima che la commissione concludesse i suoi lavori, il sindaco Massimo Bitonci ha caldeggiato la soluzione Est in una lettera a Zaia e a Claudio Dario, il direttore generale dell’Azienda che è stata nominata stazione appaltante. Quanto ha influito il suo zampino sul rapporto finale? «Ne abbiamo tenuto conto, ma solo sul piano delle informazioni aggiuntive riguardanti la convenzione con i privati e l’avvenuto finanziamento delle infrastrutture viarie. Poi abbiamo operato in libertà di pensiero», replica il manager, che pure non nasconde il clima di «pressioni e difficoltà» che circonda l’operazione. E Padova Ovest? Era il sito indicato dall’amministrazione Zanonato-Rossi e accolto da Zaia che però ha dovuto prendere atto (con estrema irritazione) del veto bitonciano; spazia su 50 ettari ma i tecnici l’hanno accantonata a causa degli «elevati problemi idraulici» che richiederebbero ingenti spese per la messa in sicurezza; nonché per i costi aggiuntivi degli eventuali espropri cui si aggiunge l’assenza di adeguati collegamenti.
«In effetti non ci sono precedenti italiani sul versante dei nuovi poli della salute universitari e l’ultimo intervento organico di modifica di questo policlinico risale addirittura agli anni Sessanta», fa notare Canini, l’architetto che ha presieduto la commissione. «Noi dobbiamo tenere conto delle necessità attuali ma anche di quelle future perché il cantiere di un grande ospedale è destinato a cambiare nel tempo. Un esempio? Quando abbiamo realizzato l’Angelo a Mestre, il virus Ebola non era neppure in agenda».
E adesso? «Lavoreremo a un accordo di programma per assegnare i compiti ai soci contraenti», informa Dario «e costituiremo tre gruppi che avranno sei mesi per definire i costi e i tempi delle opzioni in discussione, nonché di indicare gli interventi necessari a mantenere la funzionalità dell’attuale policlinico per l’intero arco dei lavori». E i quattrini? «Non sarà facile reperirli di questi tempi», allarga le braccia Canini. Project in vista? «Occorrerà anzitutto contare su un congruo finanziamento pubblico, almeno nell’ordine del 55%, da integrare con altri fondi, in project financing, leasing immobiliare o altri contratti», fa eco Dario. «In sé non esistono combinazioni positive o negative, ciò che fa la differenza sono le condizioni. L’ideale sarebbe avere il 100% di risorse erogate dal pubblico ma l’ipotesi mi pare remota».
Tempi ipotizzabili per passare dalle parole ai fatti? «Due anni di progettazione e appalti, tre per racimolare i finanziamenti e definire il project, almeno altrettanti per la costruzione. Nella migliore delle ipotesi 8-10 anni», pronostica il manager. Buona fortuna.
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