Stop al coprifuoco e patente a punti, i baristi fermano il progetto
Appe boccia il nuovo regolamento proposto dalla giunta che disciplina orari e aperture delle attività: «Pronti alle vie legali»
di Elvira Scigliano
PADOVA. Baristi e ristoratori bocciano la patente a punti e la bozza di nuovo regolamento per l’insediamento delle attività di somministrazione di alimenti e bevande, periodo 2015-2017. La stroncatura è arrivata ieri pomeriggio, al termine di un incontro dell’Appe. «Bitonci ha tradito le promesse elettorali e non ha mantenuto la parola presa durante i nostri incontri», è l’attacco di Filippo Segato, presidente dell’associazione che riunisce gli operatori del settore. «Siamo pronti alle vie legali e alle barricate per protestare contro la mannaia dei divieti e l’assenza dei “premi” millantati. La patente a punti doveva essere un aiuto ai 40 bar del centro costretti a chiudere a mezzanotte e invece si è rivelata una scure che potrebbe decretare la chiusura di molte attività».
Ieri pomeriggio una cinquantina di baristi, la stragrande maggioranza del centro storico, è stata chiamata a votare la bozza proposta da Bitonci. Risultato? Un netto no. «Mentre tutti i divieti sono stati messi nero su bianco dalla giunta», spiega Segato, «gli orari di chiusura e i premi fiscali saranno regolarizzati da successive ordinanze. Questi non erano i patti. Siamo chiamati ad accettare un regolamento a scatola chiusa. E poi: doveva essere facoltativo e invece è obbligatorio per tutti. Le multe si pagano subito, i premi si raggiungono fra 5 anni: per allora non ci saranno né questo consiglio, né questa giunta. Bitonci si assuma un impegno concreto con noi».
Ma non basta: il regolamento conterebbe, a detta degli esercenti, anche grossolani errori. «Patente e regolamento devono essere scorporati», spiega Graziati, «com’è in tutte le altre città. La bozza è stata messa giù con leggerezza: c’è il divieto di vendere bevande contenute in bottiglie di vetro senza specificare se alcoliche o meno e, soprattutto, se vendute da bar o supermercati. Il risultato è che il Pam non potrebbe vendere latte e acqua in bottiglia e le enoteche dovrebbero chiudere in massa perché non possono vendere niente in vetro. Le sanzioni previste, poi, sono pesantissime: non solo multe (minimo 250 euro) ma ritiro del plateatico per 30 giorni. Anche i costi per la vigilanza sono proibitivi. Temiamo fallimenti a catena».
«È chiaro che il sindaco non conosce esigenze degli esercenti della città che amministra», prosegue Filippo Bernardin della segreteria Appe. «Non si può chiedere alla pizzeria di Isola di Torre di avere un vigilante dopo le 21. Né il sindaco dimostra di conoscere le leggi perché gli orari sono liberi, non li può decidere per tutta la città». Gli esercenti parlano di «voltafaccia» e minacciano proteste eclatanti se palazzo Moroni non farà retromarcia.
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