Invalido dopo il colpo, sceglie l’eutanasia
Era rimasto paralizzato perché raggiunto da un proiettile dopo l’assalto a un bancomat: ha deciso di morire in Svizzera
di Enrico Ferro
Paralizzato dal collo in giù, ridotto quasi a un vegetale in una sedia a rotelle, dipendente in tutto e per tutto della sorella di cui era ospite nell’abitazione di Salboro. Stefano Guerra, 45 anni, autista di una banda dedita agli assalti ai bancomat ha deciso che no: dopo anni vissuti a suon di adrenalina, quella del tetraplegico non poteva essere la sua vita. Lo scorso mese di maggio si è fatto accompagnare in una clinica in Svizzera e si è sottoposto alla cosiddetta morte assistita: l’eutanasia. La circostanza, taciuta dai familiari, è emersa ieri nel corso del processo a Ravenna. Sì, perché Stefano Guerra era rimasto paralizzato circa tre anni fa a causa di un colpo di pistola sparato da una guardia giurata. Ora i familiari si sono costituiti parte civile, vogliono essere risarciti.
Il colpo
La vicenda risale alla notte tra il 14 e il 15 marzo 2012: quattro malviventi arrivati a Lugo a bordo di un’Audi S6 rubata e con targa tedesca contraffatta, fecero esplodere la cassa continua di una filiale della Banca di Romagna. Il boato attirò il metronotte che poi spiegò di avere fatto fuoco perché avevano tentato di investirlo con l’auto. I complici fuggirono ma l’autista, colpito al collo, rimase nell’auto. Ieri i familiari hanno deciso di costituirsi parte civile contro la guardia giurata accusata di tentato omicidio, un uomo di 63 anni di Portomaggiore (Ferrara) residente ad Ammonite (Ravenna). Citata anche la ditta per la quale lavorava, la Ronda Faentina. Coimputato anche Devis Bassanello, 31 anni, originario di Castelfranco ma residente a Carbonera (Treviso).
Incensurato
Stefano Guerra, padovano, nato e cresciuto a Salboro dove ancora abita l’anziana madre (suo padre ha gestito per anni il negozio di alimentari vicino alla chiesa), ultimo di cinque tra fratelli e sorelle, tecnicamente risultava risiedere in via Salboro 6/A, abitazione perquisita dai carabinieri subito dopo l’accaduto e trovata sorprendentemente vuota, senza nemmeno un mobile e con un cartello sul terrazzo con scritto «vendesi». Incensurato, insospettabile, disoccupato, single, Guerra non ha lavorato nemmeno un giorno in vita sua: circostanza emersa scartabellando la sua posizione Inps. Quando i carabinieri si sono presentati all’ospedale Bufalini di Cesena dove è stato ricoverato, li ha accolti dicendo: «Ho 42 anni e non vi dirò mai come mi chiamo». Gli investigatori dell’Arma sono sempre stati propensi a credere che fosse l’autista di una rodata batteria specializzata nel far esplodere sportelli bancomat. L’ipotesi è rafforzata dal fatto che sovente queste gang si affidano a guidatori esperti quanto incensurati, perché se fermati in qualunque posto di controllo non destano più di tanti sospetti.
L’avvocato della famiglia
«Era rimasto tetraplegico, muoveva solo la testa» conferma l’avvocato della famiglia, il legale Pierluigi Barone. «È rimasto gravemente ferito da un colpo di pistola dopo un furto con scasso, perché ricordiamoci che il colpo al bancomat è un semplice furto con scasso. Insomma, dopo questo incidente è stato ospitato a casa della sorella. Riusciva solo a muovere il collo in su e a parlare. Io ho saputo che è morto a maggio dello scorso anno in una clinica svizzera che pratica la morte assistita. Dovrebbe aver scelto una terapia farmacologica che l’ha condotto alla morte ma questa è una circostanza che dobbiamo ancora chiarire perché lui non ha condiviso con nessuno quel momento della sua esistenza. Certo è che i familiari hanno avuto un danno e devono essere risarciti».
e.ferro@mattinopadova.it
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