Reportage nel Cenobio, ecco come si allagano gli Scrovegni
Sotto la cappella affrescata da Giotto c’è un seminterrato spesso allagato: ecco il nostro viaggio all’interno dell’edificio. Si cammina nella fanghiglia, tra pozzanghere e le pompe di drenaggio
Simone Varroto
PADOVA. Sotto il capolavoro di Giotto c'è un tesoro infangato da recuperare. Se si parla di futuro della Cappella degli Scrovegni si deve partire dal suo Cenobio, cioè dal seminterrato sotto la navata. Accedervi è un'opportunità rara. Non fosse altro perché si allaga spesso, anche se non piove, come si è potuto appurare ieri mattina in compagnia dell'ex candidato sindaco Giovanni Gomiero e di Elio Franzin degli Amissi del Piovego.
Un giro di «ricognizione» quanto mai attuale, soprattutto dopo l'appello #SaveGiotto (su twitter; oppure savegiotto.com) lanciato dalla professoressa Chiara Frugoni e sottoscritto da numerosi intellettuali. Un monito per la salvaguardia di uno dei capolavori dell'arte universale che ha, da un lato, riacceso il dibattito e le polemiche sull'Auditorium (senza dimenticare il grattacielo che sorgerà sul Pp1) ma ha d'altro canto puntato i riflettori, senza possibilità di fraintendimenti, sul bisogno di garantire la salvaguardia della Cappella degli Scrovegni nella sua interezza.
Ebbene, come si presenta questo famoso - ma sconosciuto ai più - Cenobio, che si estende sotto la navata seguendone le pianta? Sotto il soffitto a volta, decorato da stelle d’argento, unica testimonianza di vestigia preziose, si cammina in una fanghiglia grigiastra. Fatti pochi passi dopo le scalette si nota una serie di muretti di sostegno, eseguiti in epoca post bellica per stabilizzare la struttura. Per terra ecco comparire tre polle d'acqua, due delle quali più larghe di un piede, chiaro segnale dei problemi idrici dell'ambiente. Il livello della falda freatica infatti è poco al di sotto del pavimento del Cenobio. Meglio non pensare che gli affreschi di Giotto sono appena 5 metri sopra.
Piuttosto è bene riflettere, che in questo periodo di precipitazioni scarse l'acqua e il fango siano così presenti. In fondo si trova il sistema di drenaggio che permette di contenere gli allagamenti. E' una vasca di raccolta con pompe di svuotamento, i cui tubi riversano nei tombini immediatamente esterni alla Cappella, convogliando l'acqua verso la cisterna che si trova nei pressi del Piovego.
La stretta relazione tra il livello del fiume e quello della falda è stato evidenziato in maniera chiara già nel 2002, nello studio del professor Vittorio Illiceto. E rimarcato nell'ottobre 2009, quando la commissione cultura del Comune visitò il Cenobio dopo un allagamento di 20 centimetri dovuto alla rottura di una pompa idrovora del giardino. Ieri, nei quindici minuti di visita il sistema di drenaggio si è azionato due volte. Sia Gomiero sia Franzin sono convinti che prelevare continuamente da sotto la Cappella possa portare a problemi di subsidenza, rischiando di farla lentamente sprofondare.
«Mi appello al Sovrintendente ai Beni artistici e al Comune: il problema del costante allagamento del cenobio non va sottovalutato - esorta Gomiero - Serve grande sensibilità tecnico scentifica perché l'acqua non sia più prelevata da sotto la struttura ma da punti lontani, impedendo che filtrino le acque dei giardini circostanti. Si prepari uno studio, pensando a come recuperare questo spazio che è anch'esso patrimonio della città».
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