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Appello per non cancellare il Memoriale italiano

Realizzato nel 1979-80: era opera di Primo Levi e degli architetti dello studio BBPR. C'è un progetto per salvarlo

Beatrice Andreose
3 minuti di lettura

di Beatrice Andreose

«Non è una musica facile, è una musica dolorosa. L'unico consiglio che mi sento di dare prima di immergervi nell'ascolto: spegnete la luce, massimo silenzio, chiudete gli occhi». Cosi Luigi Nono accompagnava l'ascolto della sua opera "Ricorda cosa ti hanno fatto in Auschwitz" che accoglieva il visitatore del campo di sterminio, che nel blocco 21 ospitava il Memoriale italiano.

Sarà opportuno ascoltarla anche oggi quella musica che ricorda tutti i crimini dei campi di concentramento, da quelli nazisti a quelli successivi. Ma c'è un problema, non di poco conto. Ascoltarla nel luogo per il quale è stata concepita il prossimo 27 gennaio, per chi andrà ad Auschwitz, non sarà più possibile. Il Memoriale Italiano, infatti, è stato sigillato dallo scorso 1 luglio.

Nel silenzio talvolta compiacente di alcuni storici e tra l'indifferenza delle istituzioni italiane, il direttore del museo polacco ha sentenziato che non risponde più alle Linee Generali per gli allestimenti delle mostre nazionali adottate in Polonia nel 1990.

L'accusa è che si tratta di "un'opera d'arte fine a se stessa, priva di valore educativo". Una decisione che ha fatto insorgere il mondo dell'architettura e dei beni culturali, in primis l'Accademia di Belle Arti di Brera che, nell'ambito delle iniziative in programma per il «Giorno della Memoria», il prossimo 27 gennaio ha invitato l'archistar americana Peter Eisenman, autore del Monumento all'Olocausto di Berlino, per conferirgli la laurea honoris causa.

Nell'ambito della sua “lectio magistralis braidensis” Eisenman porrà l'attenzione anche sull'interesse culturale nazionale ed internazionale del Memoriale Italiano e sul valore del progetto e dell'arte nelle politiche istituzionali della memoria. Iniziato nel 1972 e realizzato nel 1979-80 su ordine dell'Aned (associazione nazionale ex deportati), il Memoriale è opera di Primo Levi, degli architetti dello studio milanese BBPR ((Banfi, Belgiojoso, Peressutti, Rogers), con dipinti magistrali di Pupino Samonà, la regia di Nelo Risi e le musiche di Luigi Nono.

Scelte non casuali. Così come per gli altri artisti anche i quattro architetti dello studio BBPR furono in prima linea nella lotta antifascista. Ernesto Rogers era ebreo e riparò in Svizzera, Enrico Peressutti combattè con i Cln durante la Resistenza insieme a Gian Luigi Banfi e Lodovico Barbiano di Belgiojoso. Questi ultimi vennero catturati e deportati nel campo di Mauthausen: Banfi vi morì e Belgiojoso venne liberato dagli americani.

Al tempo della realizzazione del Memoriale, nel 1979, era vivo solo quest'ultimo. E' chiamato Blocco 21 perché 21 era il binario da cui partivano i deportati dalla stazione centrale di Milano. Dopo la porta ci si trova dentro alla spirale dipinta da Samonà. Si prosegue camminando su una passerella in legno, metafora dei binari.

L'architetto Gregorio Carboni Maestri è coautore, assieme ad Emanuela Nolfo, del Progetto Glossa realizzato nell'ambito del dottorato di ricerca dell'Accademia di Brera (prof. Scarrocchia) per la conservazione e la valorizzazione del memoriale. Il suo progetto, sempre nell'ambito delle iniziative per il giorno della memoria proposte da Brera, verrà esposto sino al 3 febbraio nella chiesa sconsacrata di San Craspoforo a Milano. Era presente quando il Memoriale è stato sigillato.

«Esso è posto davanti a quello di Israele e accanto al Memoriale dei "triangoli rossi", i deportati politici, triangolo rosso su triangolo giallo - spiega - Lo vogliono smantellare perchè le immagini non parlano solo degli ebrei, ma anche dell'ascesa del nazi-fascismo, delle collaborazioni, del razzismo di Stato, l'uso della mano d'opera schiavizzata nei campi da parte delle multinazionali tedesche, soprattutto la Bayer ecc., descrive quelli che collaborarono ma, soprattutto, quelli che lottarono contro (comunisti, socialisti, sindacalisti, partigiani), e poi gli ebrei».

Il progetto dell'architetto Gregorio Carboni Maestri, è volto ad impedire lo smantellamento del Memoriale e propone varie strisce realizzate con binari fusi che avvolgono, abbracciano e proteggono il memoriale, integrando contenuti, dati, immagini sulla Shoah, che spiegano il monumento, lo contestualizzano, rendendolo ancora vivo.

A questo caso Brera dedica anche, assieme alle riviste Ananke e Sapere ed al Consorzio delle facoltà di architettura di Napoli, Palermo, Reggio Calabria e Parma, un convegno in programma il 27 gennaio alle 14 per fare il punto sulla vicenda sulla quale in Italia non sono tutti d'accordo.

A partire dai primi mesi del 2008, infatti, alcuni storici tra i quali Giovanni De Luna e Michele Sarfatti si sono chiesti se al posto dell'allestimento originario, artistico, non ne fosse necessario uno nuovo.

Ritenevano la spirale di Belgiojoso, che parla dell'occupazione delle fabbriche, di Gramsci, dell'antifascismo, un discorso difficile da capire.

Insomma non condividevano lo spirito dell'opera chiaramente espresso da Primo Levi che, a proposito del Memoriale, scriveva: «La storia della deportazione e dei campi di sterminio, la storia di questo luogo, non può essere separata dalla storia delle tirannidi fasciste in Europa: dai primi incendi delle Camere del lavoro nell'Italia del 1921, ai roghi di libri sulle piazze della Germania del 1933, alla fiamma nefanda dei crematori di Birkenau, corre un nesso non interrotto».

Numerosi circoli Anpi italiani sono d'accordo con Levi ed appoggiano un vasto movimento di opinione che vede schierati studiosi, organizzazioni, ordini professionali, artisti, accademici i quali, dopo aver inviato un appello ai colleghi tedeschi, si rivolgono ora al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano chiedendogli di «intervenire perché al più presto vengano tolti gli offensivi sigilli al Memoriale, ripristinando così il suo stato di patrimonio comune dell'umanità, e perché il governo italiano, grazie al ministero per i Beni e le Attività culturali, lo dichiari bene culturale italiano, dando veste al mandato che il Memoriale ha storicamente svolto fino alla chiusura del 1 luglio».

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