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Denuncia dei parenti: «Spariti i cimeli di Aureliano Pertile»

La nipote Manuela è disperata: aveva affidato ad un'antiquaria 40 casse di ricordi del tenore di Toscanini

Renato Malaman
2 minuti di lettura
MONTAGNANA. «E' come se mi avessero strappato un brandello dell'anima. E' come se avessi perso la mia famiglia una seconda volta...». E' disperata Manuela Pertile, nipote del grande tenore Aureliano. Disperata perchè ha scoperto di aver perso tutti i ricordi di famiglia. Alcuni preziosi, altri semplicemente di grande valore affettivo. L'antiquaria di Montagnana a cui li aveva affidati nel 2004, Paolina Arzenton, non li ha più. Se n'è disfatta. Almeno così le ha risposto candidamente al telefono.

«Erano quaranta casse di cimeli, alcuni anche molto preziosi - dice, con tono visibilmente alterato, Manuela Pertile -. E ora mi sento dire che non ci sono più... Ma si possono dare risposte del genere? Naturalmente ho già provveduto a presentare denuncia. Voglio sapere dove sono finite le mie cose più care. Voglio che quella donna lo spieghi davanti a un tribunale».

Manuela Pertile, che oggi risiede a Pieve di Cadore in una casa già appartenuta al nonno, quando sei anni fa decise di lasciare il suo «tesoro» all'antiquaria stava cambiando casa. Ed era anche molto malata. «Avevo appena venduto la mia casa di via Pellizzo a Padova ed ero in cura all'ospedale di Aviano, andavo dentro e fuori per cure piuttosto delicate - racconta - volevo lasciare la mia roba al Comune di Montagnana, ma quella donna si offrì per custodirmela lei. E si propose con così tanta insistenza che accettai».

E' la stessa nipote del grande cantante lirico originario di Montagnana (nato nel 1885 a San Zeno, come l'altro grande collega Giovanni Martinelli) a dire cosa contenevano quelle case: servizi preziosi in argento e in porcellana, finissime manifatture come i musicanti di Brema realizzati a Limoges, calici di Boemia, la bottiglia di Champagne che Napoleone avrebbe dovuto stappare a Waterloo, miniature del '700, la tabaccheria che era stata donata da Sotheby's al tenore, giocattoli antichi, tutta la biancheria in lino della dote con ricamate le iniziali di famiglia. C'erano persino i bicchieri in cristallo che Hitler donò ad Aureliano Pertile durante la sua tournée a Berlino con la Scala.

Un gigantesco imbroglio o un colossale equivoco? Lo stabiliranno i giudici. Manuela Pertile è assistita dall'avvocato bellunese Luca Del Moro. «Per me tutta quella roba se l'è venduta - dice la nipote del tenore, in preda alla rabbia -. Forse pensava che io sarei morta visto che soffrivo di un male molto grave. Invece sono ancora qui e dentro quelle casse c'era la parta più importante della mia vita. Per un crudele scherzo del destino è stata proprio Montagnana a riservarmi questa brutta sorpresa. Anche se sia il sindaco Giuseppe Mossa che il responsabile del museo Martinelli-Pertile Stefano Baccini sono stati molto carini con me, cercando di consolarmi. Lo stesso ha fatto il giovane tenore Christian Ricci al quale, arrabbitissima, avevo manifestato l'intenzione di far togliere il nome del nonno al concorso lirico internazionale che lui organizza...».

Manuela Pertile, che a Padova ha un fratello, è figlia di Arnaldo Pertile, scomparso nel 1994 prima di veder realizzato il suo sogno di un museo dedicato ad Aureliano e all'mico Martinelli. Il nonno invece morì nel 1952, dopo una carriera straordinaria in Italia e all'estero. La mamma Lambertina invece è morta nel 2002. «Ora sono sola - dice Manuela - e proprio ora quei ricordi per me avrebbero una grandissima importanza».

Prima di trasferirsi in Cadore, la donna dopo Padova aveva vissuto un periodo nel Parmense, quindi a Bressanone. Dopo aver ceduto la casa di Padova aveva affidato i suoi amati cani ad un'amica di Udine. Mentre le 40 casse di cimeli finirono a Montagnana... «Spero soltanto che non passi la legge sul processo breve - chiosa Manuela Pertile - io quella donna la voglio vedere condannata. Mi ha fatto troppo del male».

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