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Muore a 90 anni ma nessuno gli vuole organizzare il funerale: «Era insopportabile»

Mario Bressan, mancato il 13 dicembre, era inviso ai familiari e al paese. L’assessore: «Il Comune di Grantorto dovrà sostituirsi ai parenti»

Silvia Bergamin
1 minuto di lettura

È morto il 13 dicembre, ma la salma se ne sta ancora in obitorio perché nessuno vuole organizzargli il funerale. Era inviso ai figli e pure a mezzo paese Mario Bressan: viveva a Grantorto, in una casa Ater di via Palù. Si è spento a 90 anni, in ospedale a Cittadella.

Ma dopo tre settimane resta ancora in sospeso il tema del commiato e della degna sepoltura. Perché? La sostanza è che non c’è anima viva che se ne voglia occupare.

È una vicenda complessa quella di Bressan: lavorava in banca, amava vestirsi in maniera distinta, ma nel tempo le sue condizioni economiche sono peggiorate. Alti e bassi della vita, ad un certo punto ha dovuto pure mettere l’auto all’asta. Era seguito dai servizi sociali, c’era una badante in casa con lui, si era separato dalla moglie e i rapporti con i tre figli si sono nel tempo sostanzialmente azzerati. Un uomo descritto in paese come «problematico». Che aveva rotto i legami di sangue, al punto che «c’è uno dei figli che vorrebbe anche cambiare cognome» confida un compaesano.

Una personalità descritta come «insopportabile» e più di qualcuno evita di usare mezzi termini: «Diciamo la verità, Mario era malvisto da tutti, si atteggiava, era arrogante, non pagava le spese condominiali, non portava fuori i rifiuti, non rispettava le regole». Se ne andava a spasso con la sua bicicletta verde, quando interloquiva con i concittadini dava sempre l’idea «di essere un bastian contrario».

Asprezze caratteriali che evidentemente hanno aggravato la sua solitudine. Al punto che neppure la morte è riuscita a far mettere una pietra sopra, spingendo a voltare pagina, a praticare un po’ di pietas. Le spoglie se ne stanno in obitorio, in attesa. Un’attesa che potrebbe finire con una iniziativa dell’amministrazione comunale. Giannina Martini, assessore al Sociale del municipio di Grantorto, conosceva bene la vicenda dell’anziano. In prima persona, insieme all’assistente sociale, in questi anni si è data da fare per evitare la marginalizzazione del compaesano e sostenerlo nei suoi bisogni materiali e nelle recenti urgenze di cure e salute. Un aiuto concreto praticato in vita e pure in morte: «Ci siamo messi in contatto con la direzione dell’ospedale per capire come stiano le cose» spiega Martini «e abbiamo capito le ragioni dello stallo». Ci sarà una svolta? «Nel caso i familiari non intendano occuparsi dell’addio del novantenne, siamo pronti a metterci a disposizione per garantire una degna sepoltura a Mario» conclude l’amministratrice.

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