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Sfilate autunno-inverno 2023-2024

Per Prada, la vera bellezza è prendersi cura degli altri

Ci siamo ispirati alle uniformi delle infermiere che proteggono i più fragili”. Miuccia e Raf Simons illustrano così il significato della loro sfilata. Max Mara rende omaggio a una femminilità liberata

3 minuti di lettura

Si pensa che nella moda solo il glamour sia importante. Ma io odio questa concezione, l'ho sempre combattuta. È per questo che la ricerca della bellezza, ovunque e sotto qualunque forma essa sia, è alla base di questa collezione". Miuccia Prada spiega così la genesi dello show creato con Raf Simons, intitolato Taking care, Prendersi cura, e pensato come una celebrazione di indumenti che, in teoria, non sono né chic né belli. "Ci siamo ispirati alle uniformi: come quelle delle infermiere, perché occuparsi degli altri è una cosa bellissima", prosegue lei nelle note alla sfilata. È affascinante l'idea di una bellezza lontana dai cliché e definita dalla protezione dei più fragili. Affascinante e anche molto attuale, come confermano indirettamente le parole della stilista dopo lo show: "Preferisco non dire altro, perché non voglio fare un discorso politico. Per me la cura è un valore. Tutto qui".

Le infermiere sono certo la categoria che balza subito agli occhi in passerella, con gli abiti bianchi di popeline trasformati in lunghi fourreau da sera. Ma ci sono anche le divise da boy-scout, con i pantaloni a vita alta, le camicie con le cravatte e le mostrine coordinate, i completi da guardiano trasformati in tailleur oversize portati a pelle, i tubini delle hostess evoluti in abiti da cocktail semplici, ma perfetti. E, a sorpresa, ci sono pure gli abiti da sposa, trasformati in gonne a ruota e micro-mini dense di fiori applicati, che fanno il paio con le colonne di gigli candidi che il soffitto della sala rivela sollevandosi a inizio show.

"Abbiamo inserito anche abiti che fossero all'opposto rispetto alla normalità degli altri pezzi", spiega Simons, "indumenti creati per un'occasione speciale come gli abiti per il matrimonio, che diventano capi quotidiani. In fondo, perché si dovrebbe celebrare l'amore solo per un giorno?". A guardare quei capi bianchi che vibrano grazie alle centinaia di petali applicati, gli si dà ragione.

MM6 Maison Margiela
MM6 Maison Margiela 

Spirito affine per MM6, linea giovane di Maison Margiela, che mette in scena il dietro le quinte di una sfilata, con gli stand di vestiti e i modelli in coda per sfilare, e che così facendo offre un'interpretazione della normalità molto vera e molto desiderabile, tra giacche maschili oversize, abiti fatti di tappezzerie patchwork e gilet trompe l'oeil che sono un'emanazione diretta dell'incredibile archivio del marchio.

Calcaterra
Calcaterra (fotogramma)

Daniele Calcaterra è votato al concreto e al presente, anche quando spazia dagli anni Settanta ai Novanta: il suo daywear, che si tratti dei tailleur oversize di pelle o dei completi con le giacche avvitate e le gonne con il bordo in pelliccia di mohair, è tra i migliori che si possano trovare sulla piazza.

Bello ed efficace pure il giorno di Onitsuka Tiger disegnato da Andrea Pompilio, con i cappotti sartoriali "fusi" con i bomber sportivi. Per Giada, il vestire è una questione di equilibrio tra l'umano e la natura. Per esempio, questa stagione il direttore creativo Gabriele Colangelo parte dalle ombre degli oggetti, dai pieni e dai vuoti che la luce crea sulle superfici. Un concetto così immateriale non è facile da tradurre, ma Colangelo lo fa disegnando silhouette nette ma non forzate, in cui i fianchi sono segnati dalle crinoline appena accennate, le spalle sono enfatizzate, la schiena è spesso lasciata nuda e il pizzo in filo di nylon pare sospeso sul corpo.

Pantaloni oversize per Onitsuka Tiger
Pantaloni oversize per Onitsuka Tiger 

Tutt'altro percorso - in effetti, è l'esatto opposto - è quello compiuto da Giorgio Armani con il suo Emporio Armani: lui infatti fa leva sulla stravaganza per illuminare il grigiore quotidiano. Il risultato è un ibrido tra teatro e realtà: i tailleur pantaloni morbidi sono di velluto colorato, le giacche lucide si allungano e diventano mini-abiti che lasciano le gambe scoperte; ci sono le bombette, le bretelle, i colletti sono enormi, giocosi. I pantaloni sono da domatore e i colori accesi: fucsia, verde smeraldo, rosso. Per non parlare delle paillettes sui vestiti fruscianti da ballerina per la sera. "È una moda eccentrica, ma con misura. Mi sono divertito a disegnarla, certo. Ma anche stancato parecchio", scherza Armani a fine show.

Corsetti e crinoline come simbolo di una femminilità liberata? Un paragone azzardato, ma che se filtrato dall'ottica pragmatica di Max Mara, ha senso. "Penso a una donna di scienza come Émilie du Châtelet, che nel Settecento passò la vita a studiare e a lottare contro le superstizioni e l'ignoranza. Credo che l'Illuminismo, con la sua voglia di avere risposte e scambiarsi opinioni che lo caratterizzavano, sia simile ai nostri tempi. Solo che allora ci si trovava nei salotti, oggi sui social media" riflette il designer Ian Griffiths. Ecco spiegato perché le donne qui usano il broccato per il giorno, hanno la vita stretta in bustier che segnano le forme senza costringere - "Siamo Max Mara, la comodità per noi è importante", dice Griffiths - , e portano cappotti cammello larghi e fastosi come mantelle.

Va ancora oltre Nicola Brognano, che per Blumarine riprende la Giovanna D'Arco interpretata da Milla Jovovich nel film di Luc Besson del 1999, e la traduce in una versione molto più modaiola e sexy, con le "armature" in jersey metallico e montone invecchiato, e le fiamme del rogo che diventano abiti in frange di crepon.

Genny
Genny 

Da Genny, Sara Cavazza ha addirittura arruolato come testimonial Eva Kant, algida e letale compagna di Diabolik, dedicandole gli abiti neri tutti spacchi e cristalli. Più fuga dalla realtà di così...