L'idea della moglie noiosa, brontolona che assilla il povero marito stressato e tormentato si è accomodata così bene nell'immaginario collettivo da richiedere un certo sforzo per riconoscerla e stanarla dalla marea dei luoghi comuni. Detti popolari, barzellette, letteratura e miti ne sono pieni: quando compare qualcuno fastidioso, rompiscatole, perennemente scontento è sempre una femmina, in particolare una moglie.
Così, in una relazione di coppia, mentre gli uomini richiedenti passano inosservati o al massimo sono visti come aggressivi, egoisti, prepotenti – conquistano persino alcune etichette psichiatriche quasi da renderli per certi versi paradossalmente più affascinanti -, le donne che fanno richieste al loro partner sono ritenute banalmente assillanti, noiose, rompiscatole. In pratica, lui chiede, si esprime, decide. Lei assilla, brontola, si lamenta.
Non possiamo tirare in ballo le solite spiegazioni basate sulle presunte differenze di genere. Vorrebbe dire enfatizzare i luoghi comuni piuttosto che i modi reali in cui uomini e donne si comportano. La scienza ha del resto ampiamente dimostrato che esiste una variabilità più grande all'interno dei generi che non tra i generi. Ossia, ogni persona è più diversa nel modo di comportarsi e di pensare dalle altre che appartengono allo stesso genere che non da quelle di genere diverso.

Lui chiede, lei assilla
A conferma del potere degli stereotipi, in un'interessante analisi sulle differenze linguistiche pubblicata sulla rivista Handbook of Gender Research in Psychology (She Said, He Said: Gender, Language and Power), gli autori Maureen McHugh e Jennifer Harbaugh dell'Indiana University of Pennsylvania notano che il marito assillante manca di un riconoscimento culturale. Il rompiscatole nella coppia è un modello al femminile. I dati indicano infatti che se è lei a chiedere più volte qualcosa al partner è considerata noiosa, indipendentemente dal fatto che la richiesta sia ragionevole o meno. Quando, allo stesso modo, a chiedere è lui, questo comportamento è considerato diversamente. Definire rompiscatole la moglie che avanza delle richieste, commentano gli studiosi, significa oltretutto banalizzare ciò che sta dicendo, sentirsi liberi di non rispondere o di non farlo nel modo o nei tempi da lei richiesti, perché appunto è solo la richiesta di una rompiscatole.

Le mogli sono problematiche, non esistono mariti difficili
E' importante riflettere su queste sciocchezze perché possono portare in territori pericolosi. Facendoci pensare ad esempio, che se il nostro partner ci maltratta alla fine è perché siamo noi a comportarci male, a scocciarlo e stressarlo. E addirittura a giustificare in qualche modo la prepotenza maschile contro le donne come risposta al nostro essere asfissianti e noiose. Pensiamo a quella caricatura triste della donna di mezza età, ormai poco attraente, tradizionalmente criticona, insoddisfatta e polemica. Quando si scherza sulle mogli fastidiose lo si fa a danno delle donne, riducendole a una macchietta.
Numerosi studi hanno rivelato come l'umorismo e gli stereotipi sessisti non sono affatto innocui ma contribuiscono a creare squilibri di genere e a giustificare un sistema già svantaggioso per le donne.
Questa immagine della moglie sempre risentita, scontenta, che dà istruzioni cercando di prendere il controllo della relazione può oltretutto funzionare da profezia che si autoavvera. Lei infatti può pensare di essere davvero una seccatrice e quindi essere portata a fare richieste in modo indiretto o non assertivo, in un modo cioè che non fa capire all'altro il reale bisogno di una data cosa. E autorizza l'altro a non rispondere, o comunque non subito. Così poi lei si lamenta ma allo stesso tempo si sente fastidiosa, proprio come l'immagine che le viene data di sé. Alla fine, se la richiesta rimasne insoddisfatta, la donna si ritrova a svolgere il compito da sola, risentita con l'altro e con se stessa. Molti mettono in atto questo "gioco delle coppie".
Cosa prendere dall'idea della moglie assillante
Questa idea stereotipata ci fa capire che ci sono posizioni androcentriche che ci pesano addosso. E che il linguaggio è più che grammatica e semantica, influenza le dinamiche relazionali. Che essere chiamate rompiscatole non significa esserlo e non deve farci dubitare di noi stesse, intimidirci nel fare richieste. E che possiamo davvero essere un assillo, può capitare, come lo può essere il nostro partner, solo che nel suo caso questo comportamento non viene stigmatizzato.
Soprattutto ci dice che le donne hanno bisogno di imparare a comunicare meglio i propri bisogni, le proprie richieste, i propri desideri. Perché facciamo più fatica a fare nostri i toni assertivi e questo ci penalizza in ambito familiare e anche lavorativo. Siamo abituate ad adottare prevalentemente modi seduttivi di parlare per ottenere ciò che vogliamo, per non essere vissute come minaccia dagli uomini. Ci hanno insegnato che mostrandoci esigenti rischiamo di essere considerate prepotenti, alzando la voce isteriche, da non prendere sul serio. E' anche su questo che dovremmo lavorare, sull'assertività.