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Salvatore Ferragamo in una foto dell'Archivio Foto Locchi
Salvatore Ferragamo in una foto dell'Archivio Foto Locchi 

Salvatore Ferragamo, il calzolaio che anticipò il Made in Italy

Una vita avventurosa costellata di successi e stelle (del cinema). Da Audrey Hepburn a Marilyn Monroe, il "calzolaio" italiano è stato per anni il più desiderato di Hollywood. Oggi la sua eredità viene portata avanti dalla sua famiglia: in perfetto equilibrio tra tradizione e innovazione

3 minuti di lettura

Conosceva a menadito pregi e difetti di ogni piede famoso. Da quelli minuti di Bette Davis a quelli lunghi e sottili di Audrey Hepburn fino a quelli perfetti della duchessa di Windsor. “Quanti me ne sono passati per le mani e quante strane ordinazioni private”, ha ricordato Salvatore Ferragamo nelle sue memorie. “I tacchi a cavaturacciolo ornati di perle finte per Gloria Swanson, le pantofole di raso multicolore per Lillian Gish, le scarpe da sera con i colori dell’arcobaleno con i tacchi alti dorati per Dolores Del Rio”.

 

Gli esordi

Nato il 5 giugno 1898 a Bonito, un paese a un centinaio di chilometri da Napoli, Salvatore apparteneva a una famiglia modesta ed era l’undicesimo di 14 figli. L’amore per le scarpe risale all’infanzia. Sin da piccolo trascorreva ore a guardare il ciabattino del paese di cui presto divenne apprendista. Non aveva compiuto 16 anni quando, il 24 marzo 1915, con un biglietto di terza classe, si imbarcò sul piroscafo Stampalia diretto a New York. Dopo aver lavorato brevemente a Boston in una fabbrica di scarpe, si trasferì in California.

 

 

I giorni di Hollywood

Era l’epoca in cui a Hollywood si stavano affermando i primi grandi studios cinematografici. Allora, mentre di giorno costruiva scarpe, dopo il lavoro si precipitava alla facoltà di medicina dove seguiva corsi serali di anatomia per imparare ogni segreto del piede. Una delle sue ossessioni era infatti la comodità. Imparò così che il segreto del comfort stava nella distribuzione del peso del corpo sull’articolazione del piede. Risale a quel periodo l’inizio di una collaborazione con il cinema che nel 1923 lo avrebbe portato ad aprire l’Hollywood Boot Shop. Il primo incarico importante lo ebbe grazie a Cecil B. De Mille che gli chiese di disegnare le scarpe di I dieci comandamenti. Da quel momento realizzò scarpe per una quantità di stelle di Hollywood da Mary Pickford a Pola Negri, fino a Joan Crawford.

Angelina Jolie ha scelto un paio di scarpe Salvatore Ferragamo per il suo incontro con la Regina Elisabetta II nel 2015
Angelina Jolie ha scelto un paio di scarpe Salvatore Ferragamo per il suo incontro con la Regina Elisabetta II nel 2015  

Il ritorno in Italia

Nel 1927, ormai famoso, decise di fare ritorno in Italia e si stabilì a Firenze dove aprì un laboratorio di calzature su misura. Dopo aver sfiorato il fallimento, all’indomani del crollo di Wall Street, durante gli anni dell’autarchia, per far fronte alla mancanza di materie prime, fece la sua più geniale invenzione: le scarpe con la zeppa di sughero.

 

L'idea rivoluzionaria

“Mi sedetti e le guardai” ha ricordato “erano certamente insolite, per non dire rivoluzionarie”. La prima signora a indossarle, nonostante le trovasse "orribili" fu la duchessa di Modrone. “Le calzò per la prima volta una domenica mattina in chiesa, luogo adatto a ogni donna elegante d’Italia per esibire le sue nuove toilettes e l’effetto fu istantaneo”. Dopo il sughero arrivarono la rafia e lo spago, il cellofan e la paglia. Fu così che Salvatore Ferragamo era ormai un pioniere dell’italian style.

Richard Madden
Richard Madden 

 

Il "sandalo invisibile" e l’Oscar della moda

Tra artigianato e sperimentazione, vennero gettate le basi per il grande riconoscimento internazionale della moda italiana nel secondo Dopoguerra, il cui simbolo venne incarnato proprio da un’altra sua creazione, il sandalo invisibile. Quel sandalo “metafisico”, come lo definì Emilia Kunster Rosselli sulle pagine di Bellezza, gli valse uno dei più prestigiosi premi di moda internazionali: il Neiman Marcus Award. Accanto a lui nel 1947 a ricevere l’Oscar della moda furono due americani, il sarto Norman Hartnell e Irene, grande costumista di Hollywood, e un francese che aveva da poco debuttato sulle passerelle con una griffe con il suo nome, Christian Dior.

 

Da Marilyn ad Audrey

Nel febbraio del 1951 partecipò alla prima sfilata collettiva di moda italiana organizzata a Firenze da Giovanni Battista Giorgini confezionando i sandali che accompagnavano gli abiti di Schuberth. Risalgono a quel periodo le scarpe dai tacchi altissimi (11 cm.) e sottili che confezionò per Marilyn Monroe, le décolleté in leopardo marino di Sophia Loren e le ballerine di Audrey Hepburn.

Il "calzolaio dei sogni"

Nel 1957 scrisse le sue memorie: Shoemaker of Dreams (tradotto in Italia nel 1971 con il titolo Il calzolaio dei sogni). Allora gli utili dell’azienda avevano ormai superato i 10 milioni di lire. Di lì a poco Fiamma, la maggiore dei suoi sei figli, abbandonò gli studi per affiancare il padre alla guida dell’azienda. L’anno dopo Giovanna, la sua secondogenita, presentò la sua prima collezione di abbigliamento resort all’hotel Plaza di New York. Nell’agosto del 1960 Salvatore, al culmine della fama, morì. A portare avanti le redini della maison furono inizialmente le due figlie maggiori e la moglie Wanda Miletti. È a lei che gli artigiani calzolai dell’azienda, il giorno stesso del funerale di Salvatore, dissero: “Vedrà che ce la faremo. Noi l’aiuteremo”.

 

L’era di Fiamma

Inizia allora una nuova fase. L’azienda iniziò gradualmente a diversificare la produzione. Nel 1967, a vent’anni dalla premiazione del padre, Fiamma (1941-1998) ricevette il Neiman Marcus Award. A lei si deve l’ideazione del celebre modello di calzatura Vara (1978) la décolleté a tacco basso contraddistinta dal fiocco in gros-grain e considerata uno dei classici dell’azienda. Spetta sempre a lei l’idea del motivo decorativo Gancino (1987), usato come guarnizione di scarpe, borse, abbigliamento.

Matilde Gioli
Matilde Gioli 

 

Il nuovo corso

Al principio del secondo decennio del Duemila il gruppo Ferragamo continua a essere di totale proprietà della famiglia. Nel corso degli anni l’attività dell’azienda si è estesa anche ad altri settori: da quello degli accessori a quello dell’abbigliamento, a quello dei profumi, trasformandosi in un marchio del lusso. Oggi alla direzione creativa del marchio c’è l’inglese Paul Andrew (dal 2017).

Da sinistra, il direttore creativo Paul Andrew, Julianne Moore e James Ferragamo, nipote di Salvatore e direttore Brand Prodotto e Comunicazione
Da sinistra, il direttore creativo Paul Andrew, Julianne Moore e James Ferragamo, nipote di Salvatore e direttore Brand Prodotto e Comunicazione 

Il valore dell’heritage

Con una collezione di oltre diecimila modelli di calzature, una piccola raccolta di scarpe antiche (del Settecento e dell’Ottocento), abiti e accessori, nel 1995 è stato inaugurato a Firenze in Palazzo Spini Feroni il Museo Salvatore Ferragamo. Tra le attività del museo, diretto sin dagli esordi da Stefania Ricci, oltre all’esposizione e alla rotazione di calzature, ci sono l’organizzazione e la promozione di mostre, incontri di studio ed eventi dedicati alla cultura contemporanea della moda. E così che, a quasi un secolo della sua nascita, la Salvatore Ferragamo continua la sua lunga marcia, in equilibrio perfetto tra tradizione e innovazione.