ROMA. «Se la collaborazione era in corso, il premier Conte non sarebbe potuto essere valutato dal professor Guido Alpa. Ma se il rapporto di lavoro era stato interrotto almeno due anni prima il problema non si pone». Parola di Umberto Fantigrossi, presidente uscente degli avvocati amministrativisti, che per dirimere la questione sollevata dal programma tv Le Iene spiega che «non esistono regole precise, ci muoviamo nell’ambito dei principi poiché per orientarci in questo campo dell’incompatibilità si applicano alle commissioni di concorso, per via analogica, le norme che valgono per i giudici in base al codice di procedura civile». Secondo il professor Fantigrossi quindi «l’incompatibilità tra esaminando ed esaminatore, tra allievo e maestro, sussiste qualora la collaborazione sia in atto, ma se invece è passata il vantaggio cessa di esistere».
Nuove accuse e replica di Palazzo Chigi
A suffragio della loro tesi Le Iene esibiscono una parcella «su carta intestata a entrambi, con la richiesta di pagamento dell'intera cifra di 26.830,15 euro su un unico conto corrente di una filiale di Genova di Banca Intesa, il tutto firmato da entrambi, Guido Alpa e Giuseppe Conte». Ma Palazzo Chigi respinge questa accusa e replica che «si tratta di un progetto di parcella ma non una fattura unica». Le Iene insistono nel sostenere che «il premier Conte e il professor Alpa erano legati da interessi economici e professionali e quindi quest'ultimo non sarebbe potuto essere il commissario d'esame al concorso universitario di Caserta del 2002, con il quale Conte diventò professore ordinario di diritto privato».
I rapporti con Alpa
Le Iene ribadiscono inoltre che «il presidente del Consiglio ha sempre negato il rapporto professionale con Guido Alpa, nonostante nel suo curriculum vitae lui stesso avesse scritto così: «Dal 2002 ha aperto con il prof. avv. Guido Alpa un nuovo studio legale dedicandosi al diritto civile, diritto societario e fallimentare». Si sarebbe trattato di uno studio a Roma, in via Cairoli, dislocato su due piani, in cui il giovane Conte occupava il piano superiore, uno studio che aveva in realtà un unico numero di telefono e una stessa segretaria, pagata da entrambi.
La versione di Conte
Il “progetto di parcella”
Secondo la versione di Conte è quindi normale che due professionisti, autonomi ma coinquilini, e quindi dotati di una segreteria comune, abbiano emesso un unico progetto di parcella, a firma congiunta, con riferimento alla causa per la quale facevano parte del medesimo collegio difensivo. Questo non preclude in alcun modo che, sulla base di quel singolo, complessivo progetto di parcella, poi ciascun professionista emetta autonomamente e distintamente la propria fattura, per ottenere il pagamento dei propri compensi. Ne è la riprova il fatto che la fattura emessa da Guido Alpa in relazione al processo di primo grado nella causa Garante Privacy/Rai è, appunto, la fattura del solo Guido Alpa. I relativi compensi sono stati erogati sul conto corrente personale di quest’ultimo, e non su un conto corrente comune relativo a una presunta società di professionisti. La decisione di Conte di non farsi pagare è dettata dal fatto che, nel primo grado di giudizio, il suo apporto all’istruzione e alla conduzione della causa era stato marginale rispetto a quello del professor Alpa. Del resto, come riconoscono anche i giornalisti delle Iene, vi sono stati altri incarichi che il professor Conte ha svolto per il Garante, anche senza il coinvolgimento professionale di Alpa, decidendo poi di non farsi pagare.
Chi ha ragione?
Il documento però sembra raccontare un'altra storia: la lettera inviata allo studio ha un unico numero di protocollo, è inviata a un unico studio legale, presso un unico indirizzo. E soprattutto è indirizzata «al Prof. Guido Alpa e al Prof Avv. Giuseppe Conte, Via Sardegna, 38, Roma». Ci siamo chiesti perché mandare un'unica lettera ai due professionisti se, come ha sostenuto Giuseppe Conte, «si trattava di due incarichi distinti e non c'era un'associazione né di diritto né di fatto e soprattutto se quell'incarico fu pagato con due fatture separate». Per l’avvocato Fantigrossi «è tutta una questione di tempi, se tra la collaborazione e il concorso è trascorso un tempo congruo, il problema non esiste».