Non solo l’inchiesta sulla Lobby Nera che lo vede indagato con altri per finanziamento illecito al partito e riciclaggio. Ora l’europarlamentare (autosospeso) Carlo Fidanza è indagato anche per corruzione e, proprio in queste ore, ha ricevuto un nuovo avviso di garanzia notificato dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf. Che nel frattempo, a Brescia, perquisiva l’abitazione di un ex consigliere comunale, sempre in forza a Fratelli d’Italia, Giovanni Acri.
L’inchiesta
L’inchiesta nasce da un esposto anonimo che sarebbe arrivato alle procure di Brescia e Milano. Ai magistrati si chiedeva di indagare sulle motivazioni che hanno spinto Acri, ufficialmente per motivi personali, a dimettersi dal consiglio comunale dove era stato l’unico eletto di Fdi. Secondo l’accusa, ipotizzata dai pm Cristiana Roveda e Giovanni Polizzi, e dall’aggiunto Maurizio Romanelli, Acri lo avrebbe fatto per lasciare spazio a un altro consigliere, Giangiacomo Calovini, il primo dei non eletti, nonché portavoce del senatore e coordinatore provinciale del partito di Giorgia Meloni, Gianpietro Maffoni. Che, a sua volta, sarebbe in stretti rapporti con Fidanza. Maffoni, infatti, sarebbe il responsabile della scuola politica voluta da Fidanza a Bruxelles.
La risposta dell’eurodeputato
«Ho appreso con sorpresa di questa indagine, che pare riprendere i contenuti di un esposto anonimo depositato alla Procura di Brescia nell’ottobre 2021, pochi giorni dopo la trasmissione di un’inchiesta giornalistica di Fanpage» fa sapere Fidanza in una nota. «Evidentemente, facendo politica, non si può essere simpatici a tutti e probabilmente qualcuno ha tentato di colpirmi in un momento di difficoltà, nascondendosi dietro l’anonimato - sottolinea l’eurodeputato -. Tengo solo a dire che sono più che sereno, non ho commesso alcun atto illecito e sono certo che le indagini lo dimostreranno».