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Rione Sanità: la rinascita (nel segno del gusto) della porta di Napoli sotterranea

Ciro Oliva
Ciro Oliva 
Il quartiere che vide nascere Antonio De Curtis oggi è tornato a nuova vita grazie a figure coraggiose nell'ambito sociale, come don Antonio Loffredo, e imprenditori enogastronomici lungimiranti 
3 minuti di lettura

A volte può bastare una pizza per contribuire alla rinascita di un intero quartiere. Perché sono alcuni anni che a Napoli il rione Sanità sta conoscendo una nuova vita, a suon di buon cibo e bellezze archeologiche sotterranee, connubio perfetto per tour a base di gusto e cultura. Infatti, nel capoluogo partenopeo il dialogo del sottosuolo con la superficie è sempre stato strettissimo, in ogni epoca. Basti pensare che la maggior parte del centro storico - oggi patrimonio dell'umanità riconosciuto dall'Unesco - è stato costruito estraendo il tufo giallo dai sotterranei. Da qui nacque una immensa rete di siti archeologici che oggi è possibile esplorare seguendo i consigli di “Neapolis - Guida alla città sotterranea”, il nuovo volume delle Guide di Repubblica dirette da Giuseppe Cerasa.

 

Oggi è proprio il rione Sanità a rappresentare in maniera plastica il legame viscerale tra sotterranei e superficie, tra tendenze gastronomiche, pezzi di storia napoletana, vicoli e palazzi aristocratici dallo stile barocco. Nel cuore della città, a ridosso di piazza Cavour e dello straordinario Museo archeologico nazionale, quest'area squisitamente autentica e popolare è stata a lungo tenuta ingiustamente al di fuori dai tour turistici e dalle passeggiate dei napoletani. Ma negli ultimi tempi molto è cambiato. In primis, la grande riscoperta dei suoi siti archeologici sotterranei, dalle Catacombe di San Gaudioso a quelle di San Gennaro, passando per il Miglio Sacro e il vicino Cimitero delle Fontanelle. Luoghi di immensa suggestione mistica, da secoli autentici depositari dell’identità napoletana, tornati accessibili anche grazie a don Antonio Loffredo, carismatica figura che - con la cooperativa giovanile “La Paranza” e diverse altre realtà legate alla parrocchia di Santa Maria della Sanità - ha riaperto gradualmente alcuni siti, complice un Cicerone d’eccezione, Andrea de Jorio, archeologo e canonico del Duomo.

Catacombe di San Gennaro, livello inferiore
Catacombe di San Gennaro, livello inferiore 
Ma a giocare un ruolo chiave nella riscoperta del rione Sanità, insieme all'operato della Fondazione di Comunità San Gennaro onlus, è stato anche il buon cibo. Meta dei buongustai - da tutta la città e non solo - è la pizzeria Concettina ai Tre Santi, tappa immancabile per una reale full immersion nei sapori napoletani. La sua storia affonda le radici nel secondo dopoguerra, quando la pizza fritta di Concettina Flessigno Oliva sfamava il quartiere ammantandolo di una profumatissima idea di rinascita, in attesa di un boom economico che si lasciava già intravedere. Oggi è Ciro Oliva a portare avanti una missione in grado di guardare al futuro e al presente, con iniziative sociali e di beneficenza. Ma senza rinnegare il passato, a cominciare da quel nome che trae origine dai tre santi (San Vincenzo, patrono della Sanità, Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, che tutela proprio Concettina, e Sant’Anna, alla quale Sant’Alfonso era devoto) che proteggono l'attività. Insieme ai grandi classici, in menu sono suggerite la frittatina di maccheroni alla genovese e la proverbiale pizza “Concettina”, un inno al sapore di casa costituito da tre farce differenti: ricotta di bufala, provola e cicoli; salsiccia di maialino nero e friarielli; san marzano, mozzarella e tarallo napoletano.

 

E se la pizza in città non è solo tonda, ma anche fritta, l'insegna da non perdere, restando in zona, è quella che porta il nome dell'intraprendente Isabella De Cham. Nel cuore della Sanità la pluripremiata pizzaiola ha messo su un team al femminile per proporre un godurioso viaggio ispirato alla tradizione, con un occhio all'innovazione. In menu ci sono, per esempio, l'intrigante “diavola gialla” (ripiena di provola, pomodorino in tre consistenze, salame, peperoncino e basilico) e la “donna Isabella” (con rucola, provola, caciocavallo, zeste di limone, pepe e basilico). La catalana ha invece baccalà fritto, emulsione di pomodoro e pomodoro confit, mentre la "polpo" punta su ingredienti come la scarola appena scottata, polpo croccante al profumo di vino Kerner e formaggio stilton.

Nel rione Sanità sono nate anche le incredibili dolcezze di Ciro Scognamiglio: gli ormai celebri fiocchi di neve della pasticceria Poppella, un dolce inventato nel 2016 ma che è già un classico. A base di pasta brioche, con il cuore morbido ripieno di ricotta di pecora e glassato con lo zucchero (occhio anche alle varianti al pistacchio ed al cioccolato). Il marchio Poppella in pochi anni ha conquistato anche le zone turistiche, con l'apertura del punto vendita in via Santa Brigida, ma è nel laboratorio e negozio della Sanità che è partito tutto. Nel lontano 1920 prese il via la storia di Raffaele e Giuseppina, dapprima panificatori, poi pasticceri. In omaggio al Principe della risata, che qui era di casa, ancora oggi si prepara anche la ‘Bombetta di Totò’: pan di spagna allo yogurt ripieno di fiocco di neve e ricoperto da cioccolato.

 

Così, sulla scia di questa straordinaria brezza gastronomica, nel rione hanno preso piede diversi indirizzi trendy al punto giusto, dal Sanità Spritz di via Mario Pagano al wine bar Sciò in vico Buongiorno, dallo street food dall’anima partenopea Mammamì, in via Vergini 30, a strutture ricettive che coniugano storia e contemporaneità. Come la Casa del Monacone, al civico 124 di via Sanità, dimora nata dall'antico convento annesso alla Basilica di Santa Maria della Sanità, dove i giovani della zona e il designer Riccardo Dalisi hanno trasformato le antiche celle in ambienti di charme, tra quadri e maioliche antiche restaurate con cura.



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