Progettati per durare e costruiti, possibilmente, con materiali riciclati. Dagli smartphone agli elettrodomestici, dalla moda ai materiali edili, fino ai mobili o agli pneumatici. Sembra un'utopia in un mondo nel quale per anni si sono prodotti, consumati e poi buttati apparecchi spesso similissimi fra loro stagione dopo stagione. Eppure è proprio quello che vorrebbe fare la Commissione europea, con la Sustainable Product Policy initiative (Spi). Mira a spingere ad avere un mercato di apparecchi con un ciclo di vita più lungo e pensati fin dall'inizio per essere poi riciclati.
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Di qui Sustainable Product Policy initiative che parte da alcune costatazioni. In primo luogo, l'economia detta lineare dove si produce, si consuma e poi si getta, continua ad essere dominante perché non ci sono incentivi sufficienti per spingere ad una maggiore sostenibilità dei prodotti. Nel corso degli ultimi anni abbiamo tutti notato che la durata media di vita di molti prodotti è diventata più breve. Si rompono facilmente, molti non possono essere riparati se non spendendo cifre troppo alte né sono riciclabili se non in minima parte. In secondo luogo, in Europa le leggi affrontano solo in parte il tema della sostenibilità dei prodotti. C'è ovviamente l'etichetta energetica che indica consumi ed efficienza, ma nulla di paragonabile su riparabilità e riciclabilità. E questo non premette alle persone di poter scegliere con sicurezza gli apparecchi che hanno un impatto ambientale minore.
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"In ogni tipo di processo legislativo c'è chi tenta di influenzare cambiando proprio i dettagli", racconta Ioana Popescu della Ecos Standard, una Ong internazionale con sede a Bruxelles attiva nel campo degli standard tecnici, politiche e leggi che riguardano l'ambiente. "Nel caso della Spi ora si tratta di mettere a punto una metodologia per stabilire la sostenibilità per le varie categorie di prodotto. Un po' come è successo per l'etichetta energetica che ha richiesto diversi anni e che viene implementata gradualmente e purtroppo non in maniera omogenea, nel senso che per alcune tipologie di dispositivi le norme sono molto più elastiche che per altri. In questo caso ci troviamo davanti ad un progetto che potrebbe portare ad un cambiamento radicale nel design stesso della merce immessa sul mercato. Dall'esperienza passata, sappiamo che in altri casi ci sono stato ritardi e annacquamenti dell'idea originale. Quindi siamo moderatamente scettici sul possibile risultato finale. Basti pensare alla moda. Oggi solo l'1% dei tessili viene riciclato. Per questo l'indice di durabilità è così importante. Bisogna evitare che le persone siano costrette in primo luogo a buttare i capi perché si rompono".
Considerando il peso dell'Europa, è quindi probabile che la Sustainable Product Policy initiative avrà effetti a cascata sul modo in cui i prodotti sono progettati a livello mondiale. Ecco perché il confronto sui requisiti minimi, sul numero di categorie interessate e sui tempi di applicazione, rischia di diventare un campo di battaglia.