Spesso negli ultimi tempi il ministro Roberto Cingolani ha messo in guardia sui possibili costi, più o meno evidenti, legati alla transizione ecologica. Guardando, tuttavia, la questione da una prospettiva opposta, è lecito interrogarsi sulla possibilità di ottenere rendimenti in portafoglio selezionando investimenti e prodotti "green", e quindi in sostanza di guadagnare qualcosa dalla stessa transizione ecologica, facendo nello stesso tempo bene all’ambiente.
Le tematiche Esg: ambiente, sociale e buon governo
Del resto, da un po' di tempo a questa parte, il concetto di "Esg" (temi connessi ad ambiente, sociale e governance) imperversa nel mondo del risparmio gestito e tra i prodotti proposti non c'è che l'imbarazzo della scelta. Alla questione degli investimenti "green" è tradizionalmente attenta Etica sgr, che si occupa, attraverso un mix di analisi Esg e finanziaria, della selezione dei titoli che compongono il portafoglio dei fondi comuni di investimento che offre ai clienti. A puro titolo di esempio, il fondo "Etica impatto clima" è consigliato "a chi desidera investire responsabilmente puntando a un incremento moderato del capitale, con una particolare attenzione agli aspetti riguardanti la transizione ad un’economia a basso impatto di carbonio, bilanciando le opportunità di rivalutazione dei mercati azionari con una solida base obbligazionaria". Ebbene, il fondo "Etica impatto clima" nel 2020 ha fatto registrare un piccolo rendimento dello 0,04%, rispetto al +5,73% messo a segno dal "benchmark" di riferimento, ma da inizio l'anno ha già guadagnato l'8,05% contro l'8,62% del paniere di riferimento.
"Investire in società attente al tema ambientale, e aggiungeremmo anche sociale e di governance - osserva Elisabetta Villa, Investment Specialist di Etica Sgr - non soltanto aiuta il nostro Pianeta, ma offre anche opportunità e valore aggiunto dal punto di vista dell’investimento nel medio-lungo periodo. Diversi studi pubblicati negli ultimi anni confermano queste evidenze: possiamo citare la ricerca di Friede, Bush e Bussen del 2015, 'Esg and financial performance' che evidenzia una correlazione positiva sul 90% dei casi tra performance finanziaria aziendale e attenzione ai fattori Esg. L’idea, piuttosto intuitiva, alla base di queste evidenze empiriche è che le aziende attente ai temi ambientali, sociali e caratterizzate da una buona governance sono, in media, meno soggette a rischi derivanti dalle trasformazioni profonde del tessuto economico e, oltre a gestire meglio il rischio derivante da questi fattori, sono in grado di trasformarlo in opportunità".
Non sempre è tutto oro quello che luccica
Tuttavia, negli ultimi tempi c’è chi ha messo in guardia che anche in ambito Esg non sempre è tutto oro quello che luccica. Proprio nei giorni scorsi, è intervenuto sulla questione anche il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, che ha evidenziato come alcune stime suggeriscano che “il 55% dei fondi etichettati come 'a basso tenore di carbonio', 'senza combustibili fossili' ed 'energia verde' hanno esagerato le loro affermazioni e oltre il 70% dei fondi promette obiettivi Esg che non sono riusciti a raggiungere”.
“Il tema – nota Salvatore Gaziano, direttore investimenti di SoldiExpert Scf - è controverso e dopo l’entusiasmo iniziale e un po’ superficiale ci si sta accorgendo che la transizione energetica non sarà un pranzo di gala e che esistono diverse contraddizioni e rischi. Fra gli addetti ai lavori ‘puri’ da tempo si discute se quanto viene proposto come ‘green’ o Esg è veramente tale, perché nell’industria del risparmio gestito c’è chi si è impadronito un po’ di questo storytelling usandolo come esca. Noi - aggiunge Gaziano - come società di consulenza finanziaria indipendente, abbiamo messo in guardia da diverso tempo rispetto a tutta questa riverniciatura ecologica, e negli ultimi mesi il fenomeno del ‘greenwashing’ sta emergendo con forza”.
Le precauzioni da prendere
Nel caso si decida di inserire un po’ di “verde” all’interno del portafoglio di investimento, quali sono gli accorgimenti e le precauzioni da adottare non solo per evitare di incappare in sonore fregature, ma per riuscire a ottenere rendimenti?
“Siamo convinti – afferma Villa - che un approccio solo ‘green' non sia sufficiente, ma che vada sempre inserito nel contesto tridimensionale dell’Esg. Quanto ai ritorni, che sono importantissimi per i risparmiatori, è risaputo che non esiste rendimento senza rischio, ma chi decide oggi di aggiungere all’analisi finanziaria anche la 'lente' dell’analisi dei rischi Esg può contare su un vantaggio competitivo della gestione del rischio nel lungo periodo. Detto in altri termini: valutare gli investimenti affiancando all’analisi fondamentale anche la considerazione di fattori Esg rende più stabili e tende a migliorare le performance, aggiustate per il rischio nel medio lungo periodo”.
Dopodiché, ci sono alcune aree di investimenti che, per l’esperta di Etica sgr, sono da evitare a priori: emittenti “coinvolti in attività o settori controversi, come armi, gioco d’azzardo, energia nucleare, pesticidi, o aziende protagoniste di gravi episodi riguardanti temi quali i diritti dei lavoratori, il rispetto dell’ambiente e la corruzione”.
Anche Gaziano fornisce il suo “vademecum” per un investimento “green” che minimizzi le fregature e massimizzi i rendimenti: “Una regola che per il risparmiatore vale sempre è quella di cercare di non fermarsi alle apparenze o agli slogan e indagare a fondo per capire come funziona veramente il 'giro del fumo', da solo oppure affidandosi a chi ritiene che possa farlo per lui e non sia in conflitto d’interessi. Il tutto ricordando che la diversificazione è sempre importante e che nel recente passato abbiamo visto scoppiare bolle del ‘green’ con cali anche del 60-70% per alcuni comparti che avevano raggiunto valutazioni folli”.
Più in generale, a detta di Gaziano, “si può investire in modo più 'green' senza per forza di cose guardare solo al settore delle energie rinnovabili”. Quel che è importante è “diversificare con buon senso e lungimiranza il proprio patrimonio” e che “l’asset allocation strategica resti comunque equilibrata, senza perdere di vista mai troppo le valutazioni. A fronte di società come Tesla che valgono 19 volte il fatturato – esemplifica Gaziano - oggi i grandi gruppi automobilistici ‘old economy’ tipo Volkswagen, Toyota e Stellantis valgono meno di 0,7 volte il giro d'affari. E magari ci sono nel settore della mobilità elettrica società estremamente sottovalutate che operano in questa filiera ma non hanno gli occhi puntati addosso come accade con Elon Musk. Un’altra cosa che i risparmiatori possono sempre evitare – aggiunge il consulente finanziario - è pagare costi eccessivi che sono spesso incorporati in molti fondi d’investimento di questo tipo proposti dall’industria del risparmio gestito e che si possono tagliare tramite Etf o fondi low cost”.
Moda passeggera o trend di lungo termine?
Sta di fatto che, nell'industria del risparmio gestito, i temi degli investimenti "green" ed Esg si sono imposti al punto da alimentare anche il sospetto che possa trattarsi di mode passeggere.
Villa di Etica sgr non pensa che sia così: "Dobbiamo riconoscere di essere di fronte a un nuovo paradigma in cui l’Esg sembra ormai saldamente radicato nella 'nuova normalità'. Quando Etica Sgr è nata, nel 2000, era uno dei pochissimi player a proporre investimenti sostenibili in Italia. Per molto tempo abbiamo dovuto fronteggiare alcuni stereotipi, basti pensare all’erronea associazione tra sostenibilità e beneficenza oppure alla credenza che i fondi etici comportassero rinunce in termini di performance. Oggi questi falsi miti sono stati sfatati: nel corso del tempo i prodotti sostenibili di tutto il mondo hanno dimostrato rendimenti in linea con quelli dei prodotti tradizionali. Anche l’evidenza empirica di Etica Sgr - fa ancora notare Villa - prova che l’investimento etico aggiunge un positivo impatto su ambiente e società e non toglie niente in termini di valore per gli investitori. E poi l’Unione Europea sta dando un contributo normativo fondamentale, ponendo la finanza in un ruolo da protagonista per orientare i capitali verso business responsabili nel quadro di uno sviluppo economico sostenibile. Banche, assicurazioni, società di gestione del risparmio possono avere argomenti convincenti per indurre le grandi aziende a ripensare il proprio business in quest’ottica, con vantaggi per tutti".
Per Gaziano, esiste invece il rischio concreto che gli investimenti "green" ed Esg possano rappresentare una bolla, alimentata dalla moda del momento e pronta a scoppiare da un momento all'altro. "La storia - nota il consulente finanziario di SoldiExpert - è piena di 'investimenti del futuro' che hanno deluso poi i risparmiatori, perché il futuro ci sorprende sempre e non bisogna mai dare per scontato che sarà uguale al passato. La storia ci insegna che le prospettive evidenti in un settore non si traducono in profitti certi per gli investitori. Negli anni ’50 si intravedeva chiaramente che il settore dell’aereonautica sarebbe esploso e così è successo nei successivi decenni ma chi avesse investito massicciamente sui titoli del comparto si sarebbe potuto rovinare. E qualcosa del genere è accaduto nel settore delle telecomunicazioni negli ultimi 30 anni, come ben sanno in Italia coloro che hanno puntato sulla ex Sip. Per questo motivo - conclude Gaziano - a chi vuole investire consigliamo un approccio 'laico', indipendente, diversificato in base sia agli asset sia alle strategie, e lungimirante. Questa transizione non sappiamo esattamente dove ci porterà ma nel lungo periodo, nonostante fasi di crisi e calamità di vario tipo, le aziende quotate negli indici mondiali hanno visto gli utili crescere fra l’1 e il 2% all’anno (inflazione esclusa) e i mercati azionari hanno restituito agli investitori pazienti e che non si fanno troppo portare a spasso dalle mode e dai guru rendimenti medi sopra il 6%".