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Lanciato Landsat 9, il più lungo programma di osservazione della Terra dal 1972

Foto del satellite Landsat 9. Nasa/Usgs
Foto del satellite Landsat 9. Nasa/Usgs 
Per quasi 50 anni gli occhi dei satelliti Nasa/Usgs hanno fotografato senza pause la superficie terrestre. Un archivio di immagini che testimonia come il nostro Pianeta è mutato e continua a farlo, anche sotto la spinta dei cambiamenti climatici indotti dall’uomo
3 minuti di lettura

L’episodio 9 della saga spaziale più longeva si arricchisce di un nuovo episodio. E non parliamo di Star Wars. Quella di cui parliamo ebbe inizio cinque anni prima del capitolo d’esordio diretto da George Lucas. Dalla Vandenberg Space Force Base, in California, lunedì 27 settembre un razzo Atlas ha bucato la nebbia per salire oltre le nuvole, da dove ha rilasciato il satellite Landsat 9.

Il lancio di Landsat 9. Nasa/Usgs
Il lancio di Landsat 9. Nasa/Usgs 

La sonda, portata in orbita dal vettore della United launch alliance, è dunque l’ultima in ordine di tempo del programma di Earth observation portato avanti da Nasa e dallo United States Geological Survey. Che, da quasi 50 anni, senza pause, riprende il nostro Pianeta dallo spazio.

 

Il paragone cinematografico non è una forzatura: in mezzo secolo, gli occhi di questi colossi (pesano alcune tonnellate e sono grandi come un pullmino) hanno ripreso dall’orbita il lungometraggio della Terra che cambia. La sensibilità iperspettrale restituisce il movimento di ghiacci e vegetazione. Molti, i più drammatici, alimentati dall’azione dell’uomo.

 

Colture, ghiacci e foreste

Landsat 9 ha a bordo strumenti simili a quelli del suo predecessore, il numero 8 della serie, lanciato nel 2013 e ancora operativo. Un sensore in luce visibile e a infrarossi, per catturare anche la firma di ciò che l’occhio non vede. E un sensore termico, per rilevare il calore riflesso dalla superficie terrestre. Le sue foto e le sue misurazioni si andranno aggiungere alle altre 8 milioni di immagini prodotte in questi cinque decenni. Così possiamo riavvolgere il nastro, fast forward e fast rewind, lungo settimane, stagioni, anni, generazioni, per osservare anche i mutamenti difficilmente apprezzabili sul breve periodo.

 

Il suo occhio sensibile alla presenza di umidità ci informa sullo stato delle colture e sulla salute delle foreste. I Landsat, e noi con loro, hanno visto l’Amazzonia rattrappirsi, le lingue dei ghiacciai dell’Alaska e le calotte polari ritirarsi, i laghi asiatici e dell’Ovest degli Usa seccarsi, il fuoco divorare milioni di ettari in California e in Siberia. Sono testimoni dell’acqua degli oceani che ha iniziato a incombere sugli atolli del Pacifico gonfiata dal calore del global warming; della temperatura nelle città che si trasformano in forni di cemento.

 

La Natura è un’opera d’arte

E e poi c’è la bellezza. Landsat è stato il primo programma di osservazione della Terra per studiarne lo stato di salute. E ci ha restituito milioni di capolavori di un Pianeta vivo, nello scorrere dei fiumi in pennellate pastello che ricordano Van Gogh, modellato dall’uomo in geometrie che richiamano Klimt. La Nasa ha lanciato anche un concorso fotografico per scegliere la più bella. Ha vinto una veduta del Delta del Mississippi.

Jebel Kissu, Kenya, fotografato in falsi colori da Landsat 8. Nasa/Usgs
Jebel Kissu, Kenya, fotografato in falsi colori da Landsat 8. Nasa/Usgs 

La storia in archivio

Nonostante sia l’esemplare più giovane e più avanzato, i sensori di Landsat 9 non sono stati costruiti per una massima risoluzione al suolo. Una delle chiavi del programma è la continuità di osservazione e le misure compatibili con i predecessori. In ogni immagine Landsat, un pixel è un quadrato di 30 metri di lato, per foto larghe 185 chilometri, adatto per monitorare le coltivazioni dei grandi appezzamenti di terreno americani. Sufficienti per osservare quello che accade in zone circoscritte oppure su grandi regioni. Non è paragonabile alla potenza risolutiva di sensori che possono distinguere auto e persone. E nemmeno alle immagini radar della costellazione italiana Cosmo-Skymed o quella francese Pleiades (0,5 metri per pixel). Per scendere ancora più nel dettaglio bisogna rivolgersi ai privati (o ai militari). Insomma, non riuscirete mai a vedere casa vostra in una foto Landsat (a meno che non possediate un castello). Ma non è per questo che la storia continua.

 

Volando a 700 chilometri di quota, ogni giorno, Landsat 9 può scattare oltre 700 immagini lungo 14 orbite, e produrre 1,2 terabyte di dati. Più di 600 tera all’anno. Landsat 8 ha le stesse capacità. Scavare in questi annali geografici in continua espansione (la Nasa stima che Landsat 10 produrrà qualcosa come 60 petabyte di dati all’anno) sta portando e porterà a capire meglio la nostra storia e le conseguenze dei nostri errori. Soprattutto se a sguazzare nei big data ci saranno le intelligenze artificiali. È accaduto qualcosa del genere di recente, con le foreste del Belize.

 

Lo zoom e il grande quadro

Sono ormai centinaia i satelliti di osservazione della Terra che monitorano lo stato del clima, delle foreste, le emergenze. L’Europa è in prima fila con le Sentinelle, satelliti a moderata risoluzione che mappano il suolo, i mari e l’atmosfera. Alle agenzie governative (Nasa, Esa, la giapponese Jaxa e quella cinese) si affiancano decine di iniziative commerciali. Costruiscono costellazioni e forniscono servizi al pubblico e al privato con le applicazioni più disparate che l’osservazione dall’alto e l’elaborazione digitale (algoritmi, machine learning e IA) rende possibili. L’agricoltura di precisione e lo stato delle colture, l’intervento in zone terremotate o alluvionate, la gestione del traffico e il monitoraggio delle infrastrutture, previsioni di mercato in base al flusso di merci (ci sono intelligenze artificiali che dalle immagini satellitari contano i container nei porti). Potremmo aggiungere molte altre voci alla lista: la scansione dall’orbita sta costruendo un gemello digitale profondo del nostro Pianeta, a risoluzioni sempre più precise e in continua evoluzione. Con zoom sempre più potenti, molto più potenti della lente Landsat.

 

Ma nell’archivio monumentale del programma Landsat è registrata la storia dell’uomo in rapporto al suo Pianeta, nel periodo storico in cui il futuro ha sempre di più anticipato il suo avverarsi. Ci sono impresse le conseguenze del nostro vivere. La globalizzazione, la rivoluzione digitale, l’espandersi delle economie emergenti e lo sfruttamento delle risorse diventato insostenibile. C’è il film che ci ha visto come protagonisti, (e possiamo dire che siamo i cattivi), incapaci di curare cotanta bellezza. Anche se, anche grazie ai Landsat che ci mostrano come siamo, da fuori, potrebbe non essere ancora troppo tardi per cambiarne il finale.