La strada verso un'economia a basso impiego di carbone (low carbon nel gergo finanziario) è ancora lunga e lastricata di difficoltà. È questo uno dei punti che emergono dal Quaderno Consob "La finanza per lo sviluppo sostenibile - Tendenze, questioni in corso e prospettive future alla luce dell’evoluzione del quadro regolamentare dell’Unione europea". L'approfondimento analizza, per esempio, il cosiddetto Green Deal europeo, lanciato nel 2019 poco prima dell'arrivo ufficiale della pandemia, sancendo l’impegno dell'Ue, oltre a quello di mobilitare fino a mille miliardi di euro in dieci anni, ad azzerare le proprie emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2050 e a rispettare obiettivi intermedi per il 2030 e il 2040.
"Il processo di transizione, tuttavia - mette in luce il Quaderno Consob coordinato da Nadia Linciano - necessita di un ammontare di investimenti superiore ai fondi del bilancio Ue e ai fondi pubblici disponibili in generale: il fabbisogno supplementare, in particolare, si stima pari a 180 miliardi di euro l'anno. Per superare questo funding gap e favorire una transizione ordinata verso un’economia low carbon il sistema finanziario è chiamato a svolgere un ruolo centrale. Affinché tale ruolo possa dispiegarsi appieno - sottolinea Consob - è necessario creare un quadro normativo adeguato, attinente anzitutto il cosiddetto ecosistema dell’informazione".

E, S e G
Non sono poche le difficoltà concrete da superare per raggiungere il traguardo. "Tra le frizioni più rilevanti allo sviluppo della finanza sostenibile - evidenzia il quaderno di Consob, che inaugura la collana sulla finanza sostenibile - si annoverano l’assenza di un linguaggio comune per l’identificazione e la descrizione di attività, prodotti e servizi finanziari sostenibili nonché l’insufficienza e la non comparabilità delle informazioni disponibili. Ciò corrisponde, a monte, all’assenza di una chiara definizione di cosa ricada nell’ambito dei fattori E, S e G", ossia rispettivamente "ambiente, sociale e governance" (environmental, social, e governance: Esg appunto). Sempre secondo Consob, "il tema è particolarmente rilevante per il fattore social, il più inafferrabile della triade, essendo la categoria più generale, ampia, qualitativa, di lungo periodo e indefinita della sostenibilità".

In ordine sparso
Scendendo più nel dettaglio degli ostacoli allo sviluppo di una finanza sostenibile, la Commissione di vigilanza sulla Borsa presieduta da Paolo Savona segnala due problematiche legate all'informazione. In primo luogo, la bassa standardizzazione della comunicazione sulla sostenibilità prodotta dalle imprese, il che significa che per molti versi si procede in ordine sparso. E, in seconda battuta, le criticità connesse ai vari punteggi e rating, a loro volta collegate all'incoerenza tra valutazioni di differenti fornitori del servizio, alla mancanza di trasparenza sui dati e le metodologie utilizzate e, in generale, all'assenza di chiarezza quando si tratta di dare un giudizio oggettivo su quanto una società segua e rispetti effettivamente le tematiche Esg.

Insomma, un contesto caratterizzato da forti asimmettrie informative che, unito alla "bassa conoscenza degli investimenti sostenibili da parte degli investitori retail", a cominciare dai piccoli risparmiatori, secondo Consob "può concorrere ad alimentare il rischio di greenwashing". In altri termini, il rischio che, dietro alla facciata di pittura fresca color verde, di davvero "green" e sociale ci sia poco o nulla.