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Mare e creatività: storie di "cervelli blu" tornati in Italia

Dall’Austria o dall’Arabia Saudita, dall’Inghilterra o dalla Spagna, anche dalla Cina e dagli Stati Uniti. Tornano in Italia non perché sia il piano B, né perché soffrano di nostalgica "saudade". Lo fanno perché ritengono sia la scelta giusta, in linea con know-how e prospettive di ricerca. Paolo e Priscilla, Irene e Vittoria, Roberto e Francesco rappresentano la generazione dei “cervelli blu” di rientro, impegnati oggi a studiare il mare del presente e del futuro con la Stazione Zoologica Anton Dohrn – Istituto Nazionale di Biologia Ecologia e Biotecnologie Marine. "Cervelli blu" perché studiano il mare e i suoi ecosistemi. Si sono avvicinati a Roma o in Sardegna, a Catania o a Genova, lavorano a Napoli o nelle sedi distaccate dell’ente di ricerca. E non si sono pentiti. Ecco le loro storie. LEGGI L'ARTICOLO

a cura di Pasquale Raicaldo 08 Aprile 2021

Paolo Albano, 44 anni, Roma
"Da Vienna all’Italia per studiare come cambia la biodiversità del Mediterraneo"

Ho lavorato per più di sette anni all'Università di Vienna dove mi sono occupato di ricostruire le condizioni storiche degli ecosistemi marini, anche oltre i limiti delle serie temporali comunemente usate dagli ecologi. Più nello specifico, ho lavorato negli ultimi anni alla quantificazione della perdita di biodiversità mediterranea nella parte orientale del bacino e a capirne le cause.
 

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Sono tornato perché la Dohrn mi ha dato l'opportunità di un contratto a tempo indeterminato. In questa fase della mia carriera - a quasi 10 anni dal conseguimento del dottorato - questa stabilità mi permetterà di approcciare linee di ricerca più rischiose o che richiedono una prospettiva temporale più lunga, creare un team di ricerca e un network più ampi e stabili, e pensare più in grande per le mie iniziative di raccolta fondi. Qui ho trovato una comunità di oltre un centinaio di ricercatori e tecnologi che si dedicano allo studio del mare: proporrò sinergie non possibili in molte altre istituzioni che presentano una maggiore diversità di competenze (come ad esempio la gran parte dei dipartimenti universitari).

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Federica Ragazzola, 44 anni, Iglesias (SU)
"Da Portsmouth a Ischia, studio gli oceani del futuro"

Ero una Senior Lecturer alla Portsmouth University: la mia ricerca si basa sullo studio delle capacità di adattamento e le risposte fisiologiche e strutturali ai cambiamenti climatici (picchi di temperature anomale e acidificazione degli oceani) di popolazioni algali che vivono ai margini della loro distribuzione geografica ed in ambienti estremi come l’Antartide. Le alghe formano uno scheletro di carbonato di calcio e questo li rende importanti biocostruttori, promotori di biodiversità, ed estremamente suscettibili all’acidificazione degli oceani. Da un lato prevedo la resilienza di alcune specie, dall’altro le utilizzo come “archivi ambientali” in quanto, tramite lo studio del loro scheletro calcificato, sono in grado di registrare i cambiamenti climatici del passato. Volendo tornare in Italia, la Stazione Zoologica era la scelta più adatta per la mia linea di ricerca: a poche centinaia di metri dalla sede di Ischia ci sono infatti i vents, siti subacquei caratterizzati da emissioni di anidride carbonica, un vero e proprio laboratorio naturale dove studiare l’acidificazione degli oceani.
 

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Roberto Arrigoni, 36 anni, Bulciago (LC)
"Studio i coralli, qui strutture di alto livello per la ricerca"

Ho lavorato come postdoc e research scientist presso la King Abdullah University of Science and Technology (KAUST, Arabia Saudita) dal 2015 al 2018 e come contract agent (una posizione assimilabile al postdoc) presso il Joint Research Centre (JRC, Ispra) nel 2019. Le mie ricerche sono state incentrate sullo studio della biodiversità delle barriere coralline tropicali e delle loro odierne minacce: sono tra i principali aggregatori di biodiversità sulla Terra. In particolare, il principale gruppo di organismi che ho studiato sono i coralli, che rappresentano i maggiori biocostruttori delle barriere coralline e che sono animali molto sensibili agli odierni cambiamenti ambientali. Perché ho scelto di tornare? La Dohrn è un istituto di grande profilo nazionale ed internazionale nel panorama delle scienze marine e mi consente di lavorare in un ambiente scientifico molto stimolante e multidisciplinare. Abbiamo a disposizione strutture di alto livello per fare ricerca. Qui ho la possibilità di continuare a sviluppare le tematiche che ho affrontato in passato e di ampliarle e integrarle anche con lo studio delle comunità marine del Mediterraneo, coralli e invertebrati marini in primis.
 

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Vittoria Roncalli, 37 anni, Napoli
"Torno a Napoli dopo aver lavorato alle Hawaii e in Alaska"

Mi sono recata all’estero, alle Hawaii, subito dopo essermi laureata qui a Napoli in Biologia Marina sviluppando una tesi sperimentale presso la Stazione Zoologica Dohrn. La mia decisione è stata motivata dalla voglia di applicare tecniche di high throughput sequencing (HTS) sul mio gruppo di interesse, i copepodi (zooplancton).  Durante i miei anni all’estero, tra Università delle Hawaii e Università dell’Alaska, mi sono specializzata nel campo della biologia molecolare diventando un’esperta in “transcriptomics” sui copepodi. Negli ultimi anni mi sono specializzata nello studio del processo di “dormienza” nei copepodi, un raggruppamento di molti piccoli crostacei: si tratta un fascinoso processo che è geneticamente controllato e permette a molti artropodi di superare situazioni critiche e avverse.
 

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Perché sono rientrata? Per espandere le mie expertises, imparare cose nuove e espandere il mio campo di ricerca in un laboratorio, con l’opportunità di diventare ricercatore dopo aver vinto il concorso  alla Dohrn, il cui valore aggiunto è nella possibilità di collaborare con vari gruppi di lavoro.

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Paolo Guidetti, 51 anni, Genova
"La mia esperienza al servizio del mio Paese"

Nei miei otto anni di lavoro presso l'Università di Nizza, in Francia, mi sono occupato di didattica (come professore Ordinario di Ecologia), della direzione di una Unità di Ricerca congiunta Università e CNRS di circa 30 persone e di ricerca nel campo della Biologia ed Ecologia Marina. Ho indagato soprattutto le comunità marine mediterranee, con particolare riguardo alla fauna ittica e focus sulle Aree Marine Protette, sugli impatti umani, sulla piccola pesca, sul consumo sostenibile, sulla cultura e la percezione del mare e dei suoi ecosistemi. Sono diventato un socio-ecologo marino, approccio che mette l'uomo “dentro” i sistemi naturali, cercando di mettere a punto e applicare pratiche e usi sostenibili delle risorse e dell'ambiente marino. A 50 anni mi sono sentito ancora pieno di energie e di voglia di costruire, ma nello stesso tempo ho maturato non poca esperienza che volevo mettere a servizio del mio paese. Non ho mai avuto l'ossessione del rientro in Italia a tutti i costi. La scelta di rientrare è avvenuta notando la dinamica che la Dohrn ha iniziato negli anni più recenti, cosa che ha stupito anche molti miei colleghi francesi: la politica di assunzione di giovani e meno giovani, puntando sul merito, è qualcosa di motivante per un italiano che è partito all'estero proprio alla ricerca e per soddisfare questo valore. Qui ci sono moltissimi ricercatori di elevato profilo che si occupano di argomenti complementari alle ricerche che sviluppo io: quindi ho valutato le notevoli potenzialità di collaborazione.

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Priscilla Licandro, 50 anni, Verona
"Sono tornata perché attratta da un ambiente creativo"

Sono nata a Verona e cresciuta a Firenze, ho studiato a Genova e poi in Francia. A Plymouth, nel Regno Unito, ho lavorato come Research Fellow presso la Sir Alister Hardy Foundation for Ocean Science (SAHFOS), ora CPR Survey, e dall'aprile 2005 al marzo 2017 ed in seguito dal Marzo 2017 a settembre 2019 come visiting scientist al Plymouth Marine Laboratory (PML). Mi occupavo dell’impatto della variabilità ambientale sull'ecosistema marino e sulle sue risorse. Poi è subentrata l’idea di poter tornare nel mio Paese di origine, facendo parte di un gruppo interdisciplinare e creativo in cui possa esserci scambio di idee e nuove opportunità di collaborazione. I valori aggiunti a cui ho dato rilevanza sono l’interdisciplinarietà e l’ambiente creativo, ma anche il senso di appartenenza  a un'istituzione come la Dohrn, che ha dato e continua a dare un contributo significativo alla ricerca nel campo della Biologia Marina.

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Francesco Caruso, 36 anni, Catania
"Dalla Cina all’Italia per sentire il rumore dei mari"

Il mio interesse di ricerca è focalizzato sull'applicazione di strumenti non invasivi per acquisire informazioni critiche sulle dinamiche ecologiche oceaniche. Il monitoraggio acustico passivo (PAM) si sta diffondendo in tutto il mondo come una metodologia influente per valutare lo stato di diversi organismi marini ed ecosistemi. Le indagini PAM sono un approccio di campionamento chiave per acquisire nuove informazioni sulla biodiversità, l'effetto delle attività umane, il degrado dell'habitat, la distribuzione di specie sfuggenti, la struttura delle comunità bentoniche, la salute della barriera corallina e molti altri aspetti fondamentali. Il mio impegno di ricerca si concentra anche sull'applicazione di tag di bio-registrazione per acquisire ulteriori informazioni sul comportamento e la locomozione degli animali, come le rotte migratorie, i comportamenti alimentari. Ho sempre creduto in una possibile progettualità di ricerca in Italia. Credo fortemente nel progetto di creare un centro di riferimento riguardo le ricerche sui grandi vertebrati marini. Il nostro paese ed il Mediterraneo ne hanno veramente bisogno. Credo fortemente nella necessità di portare la scienza “fuori” dai laboratori e all’impegno diretto degli scienziati su tematiche come la salvaguardia e l'educazione ambientale: già nel 2017 - nonostante fossi negli Stati Uniti - ho creato insieme ad altri colleghi ed amici un'associazione no-profit con base in Italia che si occupa proprio di questo.

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(foto: Bruno Iacono)

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