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Lo zaino cinese che produce energia grazie al movimento

Lo zaino cinese che produce energia grazie al movimento
I ricercatori dell’Accademia delle Scienze di Pechino e dell’Università di Scienza elettronica e di Tecnologia di Chengdu, hanno sviluppato un prototipo che non solo fa sentire i carichi di circa il 20% più leggeri, ma genera corrente mentre si cammina
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Lo hanno pensato per appassionati di escursioni, militari e studenti. I ricercatori dell’Accademia delle Scienze di Pechino e dell’Università di Scienza elettronica e di Tecnologia di Chengdu, hanno sviluppato un prototipo di zaino che non solo fa sentire i carichi di circa il 20% più leggeri, ma raccoglie anche energia dal movimento per alimentare dispositivi elettronici. Il nuovo zaino, stando all’articolo pubblicato sulla testata ACS Nano, potrebbe essere particolarmente utile a chi lavora o vive in aree remote non ancora raggiunte dalla corrente elettrica.

Un nanogeneratore triboelettrico
Un nanogeneratore triboelettrico 
Si basa su un nanogeneratore triboelettrico, tecnologia per la raccolta dell'energia meccanica basata appunto sull'effetto triboelettrico. Consiste nel trasferimento di cariche elettriche, e quindi nella generazione di una tensione, tra materiali diversi quando vengono strofinati tra di loro. Deriva dal greco tribos, che significa appunto 'strofinio'.
 

Secondo i ricercatori cinesi il loro zaino oltre a raccoglie l'energia meccanica per alimentare smartphone e portatile sarà equipaggiato con sensori di per tenere sotto controllo le condizioni fisiche di chi lo porta. Per assorbire gli urti, hanno incorporato due elastomeri (gomme termoplastiche), che stabilizzano lo zaino e ridurrebbero lo sforzo necessario per portarlo. Allo stesso tempo il movimento del telaio permette al nanogeneratore di convertire l'energia meccanica in elettricità, con un'efficienza del 14%. Non è molto, e su questo il team dell’Università di Scienza elettronica e di Tecnologia di Chengdu e dell’Accademia delle Scienze di Pechino stanno lavorando per aumentarla.

In precedenza lo stesso gruppo di ricerca aveva già impiegato i nanogeneratori triboelettrici per realizzare altri prototipi simili che però si erano dimostrati all’atto pratico incapaci di raccogliere energia a sufficienza. Questo è quindi il primo vero successo. Non sono i soli a percorrere questa strada, altri zaini simili sono stati realizzati anche alla Queen’s University in Canada e al Georgia Institute of Technology negli Stati Uniti. Mentre in Corea del Sud, alla Seoul National University of Science and Technology, lo scorso hanno impiegato sempre dei nanogeneratori triboelettrici negli indumenti.
 

Ma da qui a veder sul mercato apparecchi simile ne passa. Fino ad oggi l’applicazione di sistemi di ricarica e in generale di elettronica a borse e vestiti non ha mai fatto davvero breccia. La divisione Jacquard di Google, ad esempio, collabora con marchi del calibro di Levi’s, Samsonite, Adidas, Saint Laurent per realizzare giacche e zaini dotati di sensori che dialogano con lo smartphone per controllarne alcune semplici funzioni muovendo un braccio o toccando una bretella. Ad oggi però non hanno ancora prodotto nulla di rivoluzionario o così innovativo da essere adottato su larga scala.