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I borghi sprecati: se bastasse la casa a 1 euro

I borghi sprecati: se bastasse la casa a 1 euro
Incentivi e affitti calmierati a macchia di leopardo, ma l'Italia dei piccoli comuni potrebbe offrire più opportunità per ripopolarli
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I borghi sono un patrimonio unico del Belpaese. Ma non riusciamo a valorizzarli, a farne qualcosa in più di un’attrazione turistica per pochi intimi, con le case in pietra e le strade lastricate che danno la sensazione di un orologio fermo nel tempo.
 

Grande fascino, insomma, con lo spreco però di un’opportunità che porterebbe enormi benefici agli italiani. Le iniziative per i borghi non mancano da Nord a Sud e in generale hanno come obiettivo il ripopolamento di questi luoghi.
 


In Emilia Romagna è bastato aprire un bando con l’offerta di incentivi per trasferirsi in piccoli comuni dell’Appennino e in pochi giorni sono arrivate 2.310 domande. Anche amministrazioni più piccole, da Bormida, in Liguria, in provincia di Savona, a Candela, in Puglia, in provincia di Foggia, hanno puntato su generosi bonus, fino a 2 mila euro, per catturare nuovi residenti. E sono andati a ruba. Un altro classico incentivo è la formula della casa a 1 euro, molto di moda in Sicilia, con eccellenti risultati a Gangi e Sambuca: paghi un prezzo simbolico, ma ti fai carico di tutte le spese per la ristrutturazione dell’appartamento e contribuisci così alla rinascita del centro storico. In alternativa, non mancano proposte di affitti calmierati, a non più di 100-120 euro al mese, con l’unica condizione di andare a vivere nel borgo da dove parte la proposta.


Poi ci sono i borghi che puntano sulla calamita del lavoro e di attività economiche. Come nel caso di Gerfalco, nella Maremma toscana, che offre terreni agricoli in comodato d’uso. L’offerta è abbinata alla possibilità di acquistare piccole case coloniche a 30 mila euro.
 

Nel pacchetto casa-lavoro rientrano anche proposte come quella che arriva dall’amministrazione di Grottole, in provincia di Matera. Il borgo era una delle tappe obbligate, lungo la via Appia, della transumanza degli allevatori di bestiame. Adesso, con il progetto Wonder Grottole si punta a ripopolarlo sulla scia degli ottimi risultati di Matera-Capitale delle cultura. Su 600 case abbandonate nel Centro storico sono stati individuati due palazzi da ristrutturare per trasformarli in residenze per artisti, artigiani e professionisti. I fondi sono stati raccolti anche attraverso il crowdfunding e la prima WonderCasa è stata inaugurata qualche settimana fa. Ospita persone che vogliono dedicarsi all’apicoltura.
 

Che cosa manca a tante iniziative che, a macchia di leopardo, si stanno realizzando in Italia per ripopolare i borghi? Due cose. La prima è un format comune da condividere con una programmazione che non può essere lasciata alla buona volontà di singole, e piccole, amministrazioni locali. In secondo luogo, i comuni non hanno le risorse finanziarie per andare oltre piccoli interventi, anche suggestivi, ma di scarsa portata rispetto alle potenzialità sprecate dei borghi. Non a caso, alla fine il ripopolamento si riduce all’arrivo di qualche turista innamorato dell’Italia o di persone che, a una certa età, decidono di cambiare vita e trasferirsi nei piccoli centri dell’Italia borghigiana.
 

Servirebbe un progetto più ambizioso, curato dal governo e poi attuato sul territorio, per andare oltre l’idea di fermare lo spopolamento di questi luoghi unici. Un vero e proprio piano-casa, di respiro nazionale, come quello degli anni Cinquanta, che porta il nome di Amintore Fanfani, il suo principale promotore, grazie al quale cambiò la vita di milioni di famiglie italiane.
 

I borghi devono servire a dare un’abitazione e un lavoro che nei centri urbani è molto più difficile trovare. La tecnologia aiuta, e non è detto che per agguantare un posto bisogna emigrare a Milano o all’estero. I borghi offrono qualità della vita ma soprattutto un costo della vita più basso rispetto alle città, e quindi possono diventare delle calamite in grado di alleggerire la pressione residenziale sui centri urbani. E una volta che si ha una casa, un lavoro, un reddito disponibile per un buon tenore di vita, è molto probabile che le giovani coppie si sentano in condizione di fare figli. Dando così ai borghi anche un ruolo centrale per risolvere la questione demografica.

 

Nonsprecare.it