Non c'è niente per cui essere ottimisti. I dati pubblicati dal Copernicus Climate Change service (C3S), il programma europeo che monitora i cambiamenti climatici indicano nel 2020 come l'anno più caldo di sempre a pari merito col 2016, almeno da quando queste misurazioni sono fatte in maniera sistematica, cioè dalla metà del XIX secolo. Ma rispetto al 2016, il grande assente, quest'anno, era El Niño, che contribuisce a riscaldare l'atmosfera. Tornerà forse già nel 2021. Secondo Carlo Buontempo, direttore del C3S, nuovi record di temperatura sono dunque dietro l'angolo. E nonostante la riduzione delle emissioni, neppure i lockdown hanno invertito la tendenza: la CO2 in atmosfera è aumentata lo stesso.
Quanto è significativo questo nuovo record, se consideriamo che nel 2020 El Niño (che riscalda l'atmosfera) non era presente?
"El Niño è un fenomeno periodico, si tratta di fasi in cui il Pacifico centrale e meridionale si riscaldano e si raffreddano (quando ad agire è La Niña, ndr) questo modula la temperatura globale. Negli anni in cui Niño fa sentire i suoi effetti, la temperatura si alza. Il fatto che si eguagli il 2016 senza la sua presenza è un fattore interessante. Secondo le previsioni a nostra disposizione il picco della Niña è stato attorno a Natale ed è molto veloce. Non ne siamo certi ma già nel 2021 è possibile che ci sarà un El Niño come negli anni passati, e questo aumenterebbe ancora di più la temperatura".

Quali sono le regioni che "preoccupano" di più?
"In Europa ci viviamo, è naturale che la nostra attenzione sia concentrata lì, tenendo conto che per l'Europa il 2019 è stato un altro anno record. Due anni molto caldi in successione sono una anomalia particolarmente significativa. A livello globale, quest'anno salta agli occhi è la Siberia, non solo per la media annuale statistica, ma per una serie di eventi estremi nell'estate, con temperature incredibilmente alte per l'Artico in Siberia. Una serie di eventi in cui si è assistito a ondate di calore. Un altro aspetto particolare riguarda l'Atlantico del nord e riguarda i cicloni tropicali che dall'Africa occidentale si spostano sui Caraibi e lungo la costa americana. È stato un anno straordinario con vari cicloni allo stesso momento, senza precedenti".
L'Europa continua a soffrire ondate di calore estive sempre più importanti.
"Le ondate di calore sono eventi di relativamente breve durata, qualche giorno o una settimana, con impatti che ci ricordiamo di più, come quelle del 2003 in Francia e Italia Spagna, perché ci sono conseguenze sulla salute e su molte colture. Dal punto di vista climatico l'attenzione non va solo a questi eventi ma anche alle ondate di calore d'inverno, temperature non molto alte, ma che possono alterare significativamente il comportamento di animali, piante, o avere conseguenze sul turismo, per esempio su quello montano perché c'è meno neve".
All'innalzamento delle temperature è associato un inasprirsi della siccità, che ha conseguenze sulla vita nelle zone più povere del pianeta, innescando migrazioni e fenomeni sociali destabilizzanti.
"Migrazione e desertificazione sono processi molto complicati che coinvolgono molti aspetti. I dati che forniamo con il Copernicus climate change service sono il punto di partenza globale per un'analisi di questi fenomeni. Sono disponibili gratuitamente a chiunque voglia utilizzarli per fare ricerche di questo tipo".
Per la Siberia il 2019 è stato l'anno nero per gli incendi, ma anche nel 2020 la devastazione è proseguita. Quanto influiscono o sono indotti dal riscaldamento globale?
"Gli incendi sono in qualche modo cause ed effetto. L'aumento di temperature ha reso disponibile più carburante, facilitato il punto di partenza. Dall'altro lato, potenzialmente è aumentano le temperatura a livello locale. Anche se il primo aspetto mi sembra più importante. Le anomalie significative, lo scioglimento di ghiaccio e neve hanno innalzato la temperatura e creato condizioni favorevoli per lo sviluppo di incendi in tutto l'Artico".
Il livello di CO2 in atmosfera misurato dai satelliti Copernicus si è alzato lo stesso, nonostante i lockdown e la ridotta attività, meno emissioni e meno spostamenti, avuta nel 2020. Da cosa può dipendere?
"In realtà il diavolo è nei dettagli. Quando diciamo che abbiamo inquinato meno ci riferiamo ad emissioni nette, quanti gas serra, tipicamente la CO2, abbiamo aggiunto. Ma l'atmosfera si bilancia con la terra (parte della CO2 viene assorbita naturalmente per esempio dagli oceani e dalle piante che la sottraggono all'atmosfera ndr). In situazioni normali, senza emissioni, ci sarebbe un equilibrio, invece noi aggiungiamo mano a mano un contributo di CO2 che si accumula negli anni. Come un lavandino che perde, ma noi continuiamo a tenere il rubinetto aperto e il livello continua comunque a salire. Nell'anno appena finito abbiamo aggiunto meno degli anni precedenti, ma comunque abbiamo aggiunto CO2. Quindi non stupisce che i gas serra aumentino, sono solamente aumentati un po' meno. Anche una pandemia tanto drammatica, che ha bloccato le attività, ha avuto impatto molto debole".
Dobbiamo aspettarci altri record negli anni a venire? Per esempio col ritorno di El Nino?
"Non sono propenso a fare scommesse, non amo il gioco d'azzardo, ma una scommessa del genere sarebbe vincente. La temperatura continua ad aumentare, vedremo nuovi anni record, è ovvio dalle curve di temperatura. È solo questione di tempo, se sarà il prossimo o fra due o tre. Non dipende nemmeno dalle scelte attuali dei politici. Le nostre azioni collettive avranno effetto nella seconda parte di questo secolo".
Quanto siamo fuori tempo secondo lei, secondo gli obiettivi degli accordi di Parigi? L'obiettivo è contenere l'aumento di temperatura sotto i 2 gradi, ma sarebbe meglio sotto l'1 e mezzo. Siamo a 1,25. Un treno in corsa e i freni sembrano non funzionare.
"Ogni anno ci avviciniamo di più a questo limite e dobbiamo tenere conto che il sistema terrestre si comporta con una inerzia significativa. Se dobbiamo cambiare la tendenza dobbiamo agire in anticipo, se azzerassimo ora le emissioni, per effetto del calore già accumulato dagli oceani e delle missioni accumulate in atmosfera non riusciremmo comunque a cambiare la tendenza rapidamente. Se vogliamo rispettare gli accordi di Parigi dobbiamo essere drastici e arrivare a emissioni zero".