
I crateri luminosi di Cerere, impatti recenti e frane sul pianeta nano
Nuove immagini scattate dall'orbita bassa mostrano la superficie di Cerere in un dettaglio sempre più raffinato. Emergono così le caratteristiche dei crateri del pianeta nano, riprese da una quota di 385 chilometri dalla sonda Dawn della Nasa. I crateri Haulani e Oxo, in particolare, mostrano i segni di eventi relativamente recenti. Haulani, 34 chilometri di diametro, è piuttosto giovane, non mostra infatti altri segni di impatti al suo interno. Il colore bluastro della superficie esposta, in questa immagine a false tinte, indica una fuoriuscita di materiali ed è segno che si tratta di un evento particolarmente vicino nel tempo. Il cratere Oxo, invece, è largo circa dieci chilometri ed è la seconda zona più luminosa del pianetino dopo il cratere Occator e dal suo bordo è evidente il distaccamento di parte della parete. Crolli che possono aiutare nello studio della composizione della superficie e del sottosuolo di Cerere
C'è acqua sul pianeta nano Cerere, le immagini dalla sonda Dawn
C'è acqua, o meglio, ghiaccio di acqua, sulla superficie del pianeta nano Cerere. La scoperta è stata possibile grazie allo spettrometro italiano VIR, montato sulla sonda Dawn, in orbita attorno a Cerere da marzo 2015. La presenza di acqua è stata osservata all'interno di Oxo, un cratere di recente formazione dal diametro di nove chilometri ed è, attualmente, l'unico punto del pianetino nel quale sia stata rilevata. Le nuove dettagliate immagini di Cerere, ottenute da 385 chilometri di altezza, mostrano alcuni altri punti ritenuti di grande interesse come le aree luminose all'interno del cratere Occator o la complessa composizione della superficie del cratere Haulani
I nuovi dati di Dawn dimostrano ora con certezza la presenza dei cosiddetti composti alifatici, gli elementi base usati dagli esseri viventi per la costruzione delle membrane cellulari.
Cerere, così il pianeta cura le sue cicatrici
Studiando la topografia di Cerere grazie ai dati inviati dalla sonda Dawn, un team internazionale di studiosi ha osservato la mancanza di crateri di grandi dimensioni (superiori a 400 chilometri di diametro) previsti da tutti i modelli di evoluzione di un corpo celeste così antico (oltre 4,5 miliardi di anni). La verità sarebbe da ricercare nei movimenti del ghiaccio sotto la sua superficie e dei materiali friabili di cui è composta, che avrebbero livellato le depressioni più grandi. La ricerca, guidata dall'italiano Simone Marchi, ha portato alla scoperta di tre possibili crateri quasi interamente cancellati dalla faccia di Cerere