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"Così l'Europa delle regioni può curare la sindrome Brexit"

Jeremy Rifkin, il teorico della Terza rivoluzione industriale, inaugura oggi a Bratislava il summit delle regioni per la sostenibilità che dà il segno al semestre di presidenza slovacca: "Basta con l'ossessione del debito"

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ROMA - "Basta con l'Europa ossessionata dal debito. La Brexit ha dimostrato che questa Europa ha fallito, ma c'è un'altra Europa che punta al rilancio partendo dal basso, che scommette su un'economia sociale e collaborativa, che è in grado di migliorare la qualità della vita di tutti". Jeremy Rifkin, il teorico della terza rivoluzione industriale è oggi a Bratislava per tenere una relazione al summit delle regioni per la sostenibilità che dà il segno al semestre di presidenza slovacca.

Lei viene a parlare di ambiente e di innovazione ma c'è una ventata che va in direzione opposta: c'è chi vuole tornare al passato, chiudere le frontiere, alzare muri.
"E' una reazione che nasce dalla burocratizzazione dell'Europa e da priorità sbagliate", risponde Rifkin. "Occorre passare dal neoliberismo imperante a parametri qualitativi: miglioramento della scolarizzazione, sanità più efficiente, difesa dell'ambiente. Un social compact al posto del fiscal compact".

Per migliorare la qualità occorre investire: si può fare senza appesantire il debito?
"Il debito principale che abbiamo è quello con le generazioni future a cui stiamo rubando l'equilibrio del pianeta, le condizioni necessarie a garantire la loro sopravvivenza. Inoltre in Europa le spese per le infrastrutture della seconda rivoluzione industriale, quella che sta tramontando, ammontano a circa 750 miliardi di euro l'anno. Basterebbe riconvertirne una parte per avere una forte spinta innovativa a costo zero".

In che direzione?
"Bisogna spingere in direzione dell'internet della comunicazione, dell'internet delle energie rinnovabili e dell'internet della nuova mobilità. Scommettere sul digitale vuol dire realizzare formidabili risparmi migliorando sensibilmente i servizi. E' una linea che sta prendendo piede in molte zone dell'Europa e oggi, per la prima volta, è al centro del summit delle regioni europee".

Chi in Gran Bretagna ha votato per l'uscita lo ha fatto spesso per paura di perdere il lavoro per colpa dell'innovazione.
"Ma sta scoprendo che si è sbagliato: i licenziamenti arrivano quando si offrono prodotti e servizi vecchi e quando lo spirito locale diventa una trincea invece di una rete. Prendiamo le case che sono spesso dei colabrodo energetici: investendo in efficienza e rinnovabili c'è un ritorno rapidissimo della spesa. In sostanza l'edificio si cura senza denaro extra, solo con quello che si risparmia. E questo vale in molti campi".

E' la proposta delle smart cities.
"Esattamente. Nel mondo ci sono 7 mila città che hanno aderito alla proposta di abbattere i consumi energetici e gli sprechi migliorando la qualità dell'ambiente e il livello di vita dei cittadini. E' l'unica strada da percorrere perché la vecchia economia ha fallito: le crisi che stiamo attraversando, da quella economica a quella sociale, lo dimostrano".

Pensa di convincere anche chi ha come priorità la costruzione di muri per fermare i profughi?
"Sono paure che spesso nascono dalla perdita del lavoro: i nuovi arrivati vengono percepiti come concorrenti. Ma l'economia delle fonti rinnovabili, dell'efficienza, delle smart cities aumenta l'occupazione: si creeranno milioni di posti di lavoro. E un'economia sana fa scendere le tensioni sociali".