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Nei giorni scorsi il presidente Obama si è detto "fiducioso" sulla possibilità di raggiungere presto un accordo, ma per il momento le posizioni sembrano ancora molto lontane.

LE INCHIESTE Il trattato globale che spaventa l'Europa
Sul vino, per esempio, la battaglia è aperta: l'Europa vuole che nel Trattato siano incorporati gli accordi bilaterali esistenti, perché questi proteggono la denominazione di origine, gli Usa non ne vogliono sentire. In altre parole, i vignaioli americani vogliono poter chiamare i loro prodotti Retzina o Sauternes, Marsala o Chablis, la commissione Ue sembra decisa tener duro.
Le posizioni sono ancora lontane anche per il settore dei cosmetici, che in Europa è regolato da leggi molto severe sulla sperimentazione animale e sulla protezione dei consumatori. Al centro del dissidio è l'uso di sostanze di protezione anti-UV: le regole americane prevedono che siano messe sul mercato dopo test che ne escludano la capacità cancerogena. Ma questi test si possono fare solo sugli animali, cosa che le normative Ue escludono.

Sconvolgente è vedere come sul piatto delle trattative siano soltanto interessi industriali, con un meccanismo che di fatto rischia di mettere in discussione le sovranità nazionali dei Paesi europei. Il riferimento a patti sovranazionali, basati su accordi tecnici o presunti tali, rischia di svuotare il meccanismo del controllo democratico, favorendo solo le multinazionali. Secondo Jorgo Riss, direttore di Greenpeace Europa, con il Ttip "si apre la strada a una corsa verso l'abisso in tema di standard ambientali, di tutela dei consumatori, di protezione della salute".