
All'inizio di quest'anno la galassia era stata intravista dai due telescopi spaziali. Poi i ricercatori hanno avviato le analisi utilizzando lo spettrometro multi-oggetto per l’esplorazione a infrarossi. Così hanno potuto effettuare un’analisi spettrografica della galassia e determinare il suo redshift, lo "spostamento verso il rosso". Per l'effetto Doppler quando un oggetto celeste si allontana da noi, la sua luce viene “stirata” e quindi ne osserviamo uno spostamento verso lunghezze d’onda più rosse. Ma osservare le radiazioni di galassie così lontane è un operazione molto difficile a causa delle nubi di idrogeno neutro che non è trasparente. Per questo motivo il team non poteva credere ai propri occhi: "L’aspetto sorprendente della scoperta è che abbiamo rilevato questa radiazione in una galassia apparentemente debole ad un redshift di 8.68, che corrisponde ad un periodo in cui l’Universo dovrebbe essere ricco di nubi di idrogeno", spiega Ellis. "Prima di questa scoperta, la galassia più lontana mai rilevata aveva un redshift di 7.73".
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"Attualmente stiamo cercando di stimare con precisione la probabilità di osservare emissioni simili da galassie come questa. Vogliamo capire se c’è bisogno di rivedere le tempistiche della reionizzazione, una delle questioni chiave per migliorare la nostra comprensione dell’evoluzione dell’Universo", conclude Zitrin.